giovedì 24 gennaio 2013

A e B. L'argomento bomba di Lincoln contro la schiavitù

Come si fa a spiegare a qualcuno che la festa è finita? Che il lavoro va pagato e che quel "negro" che sgobba per te dalla mattina alla sera è un essere umano? Si può fare appello al senso della giustizia, all'etica, alla religione. Oppure a una dimostrazione di sapore logico-matematico, capace di insinuare un dubbio spaventoso: quel "negro", un giorno neanche troppo lontano, potresti essere tu.

"Lincoln" il film di Spielberg dedicato al sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, porta la nostra attenzione sull'uomo che nel 1865 ha posto fine alla schiavitù, grazie al tredicesimo emendamento della Costituzione americana. Il film pone l'accento sulla raffinatezza politica del Presidente e sulla sua abilità persuasiva. La dimostrazione logico-matematica contro la schiavitù ne rappresenta un esempio magistrale. Se vuoi sapere qual è leggimi su Huffington:
http://www.huffingtonpost.it/flavia-trupia/a-e-b-largomento-bomba-di_b_2533727.html

domenica 20 gennaio 2013

Berlusconi, Monti e l'argomentazione dell'Agnus Dei

La politica come sacrificio, come atto estremo di altruismo nei confronti dei cittadini, come martirio.

È un'argomentazione che abbiamo ascoltato più volte in questi giorni intensi di campagna elettorale. Immolato ai lavori forzati è Silvio Berlusconi che, nella sua tournée televisiva, non perde occasione per sottolineare come avrebbe potuto vivere un'esistenza florida e piena di soddisfazioni se non si fosse sentito "costretto" a scendere in campo per la sesta volta.

Ma l''argomentazione dell'Agnello di Dio non è una prerogativa dell'abilità comunicativa berlusconiana. Anche nell'austero e controllato Monti style si ritrova il segno indelebile dell'immolazione personale, per salvare i cittadini dal baratro della crisi e dalla fine della Grecia.

Se vuoi saperne di più, leggi:
http://www.huffingtonpost.it/flavia-trupia/berlusconi-monti-e-largom_b_2493719.html

venerdì 11 gennaio 2013

Incredibile! Berlusconi si è auto-affibbiato il peggiore degli aggettivi: “vecchio”

Un Berlusconi mai visto, ieri, a Servizio pubblico. Un Cavaliere che ha saputo aggiungere alla ben nota padronanza assoluta del mezzo televisivo la capacità di essere autoironico. Dote che – fino a oggi – ci era completamente sfuggita. Imperdonabile.

All’inizio della trasmissione, ha ammesso di meritare un aggettivo che pensavamo temesse più del temibile combinato di piattole, tigna e peste bubbonica: l’aggettivo “vecchio”. Ebbene sì, Silvio Berlusconi in persona, ieri, giovedì 10 gennaio 2013, di fronte a milioni di persone, ha ammesso di essere… “vecchio”. Dichiarazione non facile per un uomo che ha fatto del tappo bruciato per colorarsi il cranio il migliore e inseparabile amico. Passi per “corruttore”, “evasore”, “utilizzatore finale”, ma vecchio…

Eppure, ieri sera, è successo. Lamentandosi di non riuscire a sentire bene lo ha ammesso:
“C’è un’acustica strana, per cui non mi, non… O sono vecchio, per cui sono diventato anche sordo…”
Santoro non si è fatto sfuggire l’occasione:
“Anche chiamandosi Silvio Berlusconi, a un certo punto…”

L’autoironia del Cavaliere non si è limitata a questa battuta, ma ha proseguito in un altro campo nel quale Silvio, da bravo imprenditore, non ha mai brillato per umorismo: la “saccoccia”, cioè i soldi che - inesorabilmente, tutti i mesi – dovranno prendere il volo dalla tasca del Cavaliere per planare nel portafogli di coccodrillo della ex moglie Veronica Lario che – in un non lontano 31 gennaio 2007 – ha pensato bene di sputtanarlo urbi et orbi dalle pagine di Repubblica.

La verve ironica di Berlusconi lo ha addirittura portato a chiamare i denari, utilizzando un lezioso baby talk: “dindi”, proprio come un grazioso nonnetto che parla con i nipotini:

Berlusconi rivolto a Santoro: “Lei è il leader della trasmissione, quindi è lei che guadagna i dindi facendo quello che sta facendo. Io sono qui gratis.”
Santoro: “E ci mancherebbe, no, che facessi guadagnare lei anche stando a La7.”
Berlusconi: “Guardi che io ho tanto bisogno di guadagnare, perché ogni giorno devo dare a una signora, che è stata mia moglie, io mi esprimo in lire, 200 milioni di lire al giorno!”

Insomma Berlusconi ha giocato il ruolo del simpaticone che si divertiva un sacco. Il cavaliere sembrava averne fatto un punto d’onore, dopo che i bookmaker nazionali e internazionali avevano scommesso che si sarebbe alzato e avrebbe lasciato la trasmissione stizzito. E invece no:
“Ma le sembra che sono arrabbiato? Mi sto divertendo.” E via sorrisi su sorrisi.

È una climax, una scala. Sempre di più. Silvio Berlusconi non solo non ha perso le staffe, ma ha improvvisato numeri da cabaret, come quando, con le movenze di un comico navigato, ha pulito la sedia sulla quale era stato seduto il suo nemico giurato di sempre: Marco Travaglio. 

Ci è sembrato di scorgere un testo in sovraimpressione, nell’immaginario dispaly della fronte berlusconiana: “non ci sperate, comunisti del ca…, non vi libererete facilmente di me.” Silvio is back.

giovedì 3 gennaio 2013

Giorgio Napolitano: le parole per il 2013

Lo stile oratorio di Giorgio Napolitano è aristocratico e aulico, ma non per questo freddo e generico. Nel discorso di fine 2012, e di fine settennato, ha raggiunto picchi emotivi - seppur sorvegliati e istituzionali - e ha inserito qualche passo pungente.

Se vuoi leggere tutto, vai su Huffingtonpost.