domenica 27 febbraio 2011

Bunga bunga e il gioco delle definizioni


Il bunga-bunga-world è felicità, convivialità, capacità di godersi la vita.

Il no-bunga-bunga-world è mestizia, autolesionismo, scelta consapevole di una vita scomoda, triste, sfigata e comunista.

Questa l’argomentazione di Silvio Berlusconi che, negli ultimi giorni, invece di evitare un tema che potrebbe metterlo in crisi, lo ripropone con un’insistenza da mantra mediatico.

Invece di nascondere il problema, Berlusconi lo espone in maniera reiterata.
Ogni volta, però, al neologismo bunga bunga viene attribuito un significato che non ha nulla a che vedere con le la concussione e lo sfruttamento della prostituzione minorile.

Riporto la definizione che ieri il premier ha pronunciato al congresso dei Cristiano-riformisti all’hotel Ergife a Roma:

«bunga bunga significa divertirsi, fare quattro salti, magari bere qualcosa ma senza nulla di immorale»

Dizionari, aggiornatevi!

Discorsi = discorsi Mussolini: le equazioni di Google ci dicono qualcosa sul nostro mondo?

Ognuno ha le sue perversioni. La mia è digitare parole nello spazio bianco di Google dedicato alle ricerche, per vedere a quali altre parole il motore di ricerca le associa (infatti, ho detto “perversione”!).

Il gioco ci fa capire quali sono le coppie di parole più ricercate dai navigatori del Web. Per esempio quando scriviamo “pippo”, Google ci propone “baudo”; oppure quando digitiamo “alessandra”, ecco che appare subito “alessandra amoroso”, la popolare cantante ed ex star di Amici, il programma di Maria De Filippi.

E quando scriviamo “discorsi”? Quando scriviamo “discorsi” viene fuori “famosi” (niente di stano), ma anche “mussolini”. Ho provato su vari computer. Fate un tentativo anche voi e fatemi sapere.
Questo significa – mi dicono gli esperti – che i discorsi di Mussolini sono ricercati da molti utenti e, desumo, più apprezzati di quelli di De Gasperi o Churchill. Tutto ciò non ha nulla della rigorosa analisi sociologica, per carità, ma forse ci dà qualche indicazione sul nostro mondo. E, forse, ci aiuta a capire perché il quotidiano “Il Giornale”, in questi giorni, pubblichi gratuitamente i fascicoli con il Testamento politico del duce e perché “Libero” ne distribuirà, a partire dal primo marzo, i diari veri o presunti.
L’iniziativa editoriale non è nuova. Nel maggio 2010 “Libero” aveva regalato i dvd con i discorsi di Mussolini, scatenando non poche polemiche sui confini dell’apologia del fascismo, che nello spazio ricerche di Google compare, però, dopo quella di Socrate. Mi sembra una buona notizia.

venerdì 25 febbraio 2011

Gheddafi rivoluzionario? Un ossimoro


Quando la rivoluzione diventa una situazione permanente - e quarantennale – la parola stessa diventa poco credibile, perché dovrebbe riferirsi a una situazione repentina e temporanea.

Gheddafi si definisce un «leader rivoluzionario», malgrado sia a capo del regime dittatoriale libico dal 1969.

La politica ci ha abituato a queste contraddizioni, che in retorica si chiamano ossimori. Solo un esempio: la «rivoluzione permanente» di Trotsky, sempre per rimanere nel campo rivoluzionario; le «convergenze parallele», espressione attribuita a Moro; il «partito di lotta e di governo» di Berlinguer.

L'ossimoro è una figura retorica molto efficace e frequente che accosta concetti di significato contrario.

E il potere delle contraddizioni – reali o apparenti – non deve essere mai sottovalutato. Pensiamo a Dio. Non è, forse, uno e trino?

lunedì 21 febbraio 2011

SGODT: come trasformare un’opinione in un fatto indiscutibile


Ammettiamolo: tutti noi, quando discutiamo, tentiamo di far passare le nostre opinioni per “fatti indiscutibili”. A volte la passione è tanta e ci autoconvinciamo che la nostra visione del mondo sia inattaccabile, lampante.

Altre volte invece (ri-ammettiamolo) siamo consapevoli di essere portatori di una delle tante possibili interpretazioni di un fatto e ci ostiniamo a farla passare come verità assoluta, ostentando una sicurezza granitica nella speranza di contagiare gli altri con le nostre apparenti certezze.

Tranquilli, ora arrivo al dunque. E il dunque è: l’accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi è un fatto o un opinione?

Per il ministro della difesa Ignazio La Russa, intervenuto ieri sera a CheTempoCheFa (video), l’accanimento giudiziario contro il premier è SGODT, Sotto Gli Occhi Di Tutti.

È questa un’etichetta che si utilizza quando vogliamo attribuire a un’opinione la dignità di fatto.

Per l’opposizione l’accanimento non è sotto gli occhi di tutti, anzi è invisibile. A noi elettori la scelta tra SGODT e I, Invisibile.

sabato 19 febbraio 2011

La festa del 17 marzo e lo «spirito della decisione» di Napolitano


Il 17 marzo sarà festa nazionale. Oggi il presidente Giorgio Napolitano, in una lettera a La Repubblica, esprime la sua soddisfazione per la decisione presa dal Consiglio dei Ministri.

L’apprezzamento di Napolitano non è, tuttavia, esplicito ma è espresso con un giro di parole, il cui intento diplomatico è dichiarato.

«Ho ritenuto di dover restare - nel mio ruolo - estraneo a ogni disputa in proposito. Ma ritengo che lo spirito della decisione presa sia apprezzabile»

Non è, dunque, apprezzabile la decisione ma lo «spirito della decisione».

In questo contesto, «spirito» significa – a mio avviso - «complesso di elementi intellettuali, morali e sentimentali»*.

Dopo le lunghe e sfiancati polemiche sul 17 marzo, il Presidente ribadisce la sua posizione con un’azione chiara: la lettera a La Repubblica. Sceglie, però, un linguaggio istituzionale, super partes, direi risorgimentale, il cui fulcro è nella parola «spirito».

La diplomazia è un’arte. E il linguaggio è il suo strumento.


*G. Devoto, G. C. Oli, Nuovissimo vocabolario illustrato della lingua italiana, Selezione del Reader’s Digest.

venerdì 18 febbraio 2011

Sanremo, l’Italia e la retorica che unisce

Serata altamente retorica quella di ieri sera al Festival di Sanremo. E chi conosce questo blog sa che non uso mai il termine in senso negativo. Benigni ha interpretato e illustrato l’inno di Mameli, facendo scoprire passaggi oscuri ai più e dando un anima a una marcetta spesso considerata pomposa e antiquata (testo).

I cantanti si sono esibiti in canzoni della tradizione italiana, con momenti decisamente retorici, come quando Francesco Tricarico e Toto Cutugno hanno cantato L’Italiano con, alle spalle, un coro di nuovi italiani: ragazzi di origine straniera nati nelle diverse città del nostro Paese.

Ancora retorica quando Luca e Paolo hanno letto Gli indifferenti di Antonio Gramsci (La città futura, 1917, testo).

Momenti che hanno lasciato il segno. Perché la retorica – la buona retorica - è anche questo. È quell’istante magico in cui le parole diventano condivisione, emozione, voglia di agire, senso di appartenenza, comune sentire dell’uditorio.

Malgrado le immancabili critiche di Santoro e della Lega, ieri Sanremo ci ha fatto «stringere a coorte» anche se, non per questo, dobbiamo essere «pronti alla morte», ma a una vita insieme, meno litigiosa e più unità.

mercoledì 9 febbraio 2011

Caso Barbareschi: la politica c’è o ci fa?


È il dubbio che ultimamente affligge i disarmati elettori, soprattutto di fronte ai salti mortali di alcuni politici.

Le recenti azioni e dichiarazioni di Luca Barbareschi avevano fatto pensare ai media e ai cittadini che l’onorevole fosse in procinto di abbandonare Futuro e Libertà per passare nelle fila dei berlusconiani.

Fin qui niente di insolito. È insolita, invece, la rivelazione di ieri: il salto da uno schieramento all’altro sarebbe stato uno scherzo, una boutade per lanciare il film Il trasformista - di cui Barbareschi è regista e protagonista - in programmazione in prima serata su Rai Tre il 7 febbraio.

Interessante operazione di comunicazione, che potremmo definire di marketing virale, che si basa sulla realizzazione di iniziative in grado si creare fenomeni spontanei di passaparola.

Il marketing virale ha funzionato egregiamente, perché l’equazione Barbareschi-salto della quaglia si è diffusa a velocità supersonica. Ma l’operazione è stata un flop in termini di risultati, perché il film ha registrato un misero 2,8% di share.

Al danno mediatico si è aggiunto il danno di autorevolezza: come può essere credibile un personaggio che usa il suo ruolo istituzionale per promuovere un film?

Non è credibile, infatti è forte il sospetto che non si sia trattato di trasformismo simulato ma reale. Questo giustificherebbe l’astensione del deputato nella votazione in Parlamento sul Rubygate e l’incontro ad Arcore della settimana scorsa.

Ritornando al dilemma iniziale sulla politica, vengono in mente tre alternative:
A. c’è
B. ci fa
C. c’è e ci fa o, citando Stefano Benni, «c’è ma non ci fa una gran figura»

sabato 5 febbraio 2011

Enrico Letta 2. I «giovani motore della crescita» come i «gabbiani con tramonto»


Parlare, oggi, dei giovani come motore-di-crescita-speranza-per-il-futuro-risorsa-su-cui-puntare è come dire il-prestigioso-evento-si-è-svolto-nella-splendida-cornice o l’azienda-è-leader-nel-settore-e-vanta-un’esperienza-decennale.

Puro manierismo, esasperata ripetizione di un tema considerato di sicuro effetto.
Questa mattina Enrico Letta, segretario del Pd, ha parlato di giovani all’Assemblea Nazionale del partito a Roma:

«La priorità del programma del Pd devono essere i giovani, perché solo essi possono essere il motore della crescita. Dobbiamo ricostruire l’Italia come negli anni ‘60. Per rilanciare il Paese dobbiamo puntare sui giovani. Non ci sono scorciatoie. Battere la disoccupazione giovanile è quindi la priorità delle priorità. I giovani sono il motore della società e la prima questione da affrontare è quella dell’ascensore sociale. Dobbiamo concentrare su questo obiettivo tutte le nostre risorse. Serve un contratto d’avvenire, zero tasse per tre anni per i giovani.»

Non sarebbe stato meglio tagliare la premessa per arrivare al punto dell’eliminazione delle tasse?

Valerio Magrelli - uno dei più grandi poeti italiani viventi – ha scritto una frase fulminante, che dovrebbe salvare tutti noi dalle sabbie mobili del manierismo, facendoci evitare come la peste temi triti e stucchevoli:

«Tutto può diventare tema di una poesia […]. Conosco poesie che parlano di cibo in scatola, sesso, ferramenta, sapone, fiori, scioperi, violinisti, assenze, lussazioni, droghe o preti. […] Dunque in poesia vale tutto? Tutto tranne il tramonto con gabbiani.»

I giovani-motore-della-crescita stanno diventando il tramonto con gabbiani della politica.

Fonti: www.enricoletta.it; Valerio Magrelli, Che cos’è la politica, Sossella, 2005.

Enrico Letta 1. Jack Sparrow e il tentativo di essere pop

Questa mattina Enrico Letta, vice segretario del Pd, è intervenuto all’Assemblea Nazionale del suo partito a Roma. Il discorso è stato caratterizzato da riferimenti che, nell’attuale contesto sociale, vengono definiti colti: Lot, Sodoma, Erode, Shakespeare.

Letta ha voluto bilanciare queste citazioni “alte” (tra virgolette) con citazioni di stampo più popolare. In queste occasioni non manca mai il riferimento al calcio (non si sbaglia mai!). Letta ha ricordato Comunardo Niccolai, ex giocatore con una propensione per l’autogol, e i due personaggi del cinema Forrest Gump e Jack Sparrow. Ecco le due citazioni:

«L’unità interna è l’ingrediente con cui battere Berlusconi. Andiamo verso la fase più delicata e quindi attenzione alla sindrome di Niccolai, il giocatore del Cagliari che faceva autogol.»

«Un cambiamento al quale il Pd si deve preparare anche con un linguaggio nuovo, perché tante volte noi ci raccontiamo come Forrest Gump mentre gli elettori ci chiedono di essere a volte meno compilatori e un po' più guasconi come Jack Sparrow.»

Apprezzo la deriva pop, ma quest’ultima citazione mi sembra fuorviante e difficilmente comprensibile. E, forse, gli elettori italiani non si augurano che le file dei cialtroni politici siano ulteriormente arricchite, anche se solo per quanto riguarda il linguaggio.


Fonte: www.enricoletta.it

giovedì 3 febbraio 2011

Il divo: l’ironia potente di Andreotti

Ieri sera La7 ha trasmesso Il divo, il film di Paolo Sorrentino su Andreotti.

Riporto un breve elenco di citazioni di Giulio Andreotti - o a lui attribuite – presenti nel film e indico la figura retorica che le caratterizza.


Cura
«L’ironia è la miglior cura per non morire. E le migliori cure sono atroci»

Reazioni emotive
«
Ci imbarazzano le reazioni incontrollate, ma ci rassicurano. Ci dicono che siamo vivi e umani»


Brigate Rosse
«
Mi chiamarono sul mio telefono privato. Mi dissero che mi avrebbero ammazzato il 26 dicembre. Risposi: grazie, così passerò il Santo Natale a casa»

Bacio
«Non ho mai baciato mia madre. Sembra che Giuda baciasse tanto. E non era un sentimentale»

Statura
«So di essere di media statura, ma non vedo giganti intorno a me»

Due guance
«
Gesù Cristo ci ha detto di porgere l’altra guancia. Dio, con molta intelligenza, di guance ce ne ha date soltanto due»

Sport
«Tutti i miei amici che facevano sport sono morti»


Molte delle battute sono basate sull'ossimoro, una figura retorica che accosta due termini in cotraddizione tra loro: cura-atroce; fare sport-morire.


In tutte le battute è presente lo spiazzamento, che mina le comuni certezze: ringraziare i propri assassini; baciare ma essere anaffettivi; lo sport che uccide eccetera.

martedì 1 febbraio 2011

Berlusconi e Bersani: botta e risposta, sul cavallo


Come non commentare la lettera di ieri del premier Silvio Berlusconi sul Corriere della Sera (vai alla lettera) e la risposta del leader dell’opposizione Pier Luigi Bersani.

Botta: la frustata al cavallo
Berlusconi affronta con decisione il tema spinoso del debito pubblico del Paese per il quale propone la cura della «frustata al cavallo», una metafora.

«occorre un’economia decisamente più libera, questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del suo futuro»

L’economia più libera si traduce nella riforma dell’articolo 41 della Costituzione, nell’allocazione sul mercato del patrimonio pubblico, nelle defiscalizzazioni per le imprese e per i giovani.

Metafora della frustata a parte, com’è lo stile?

Nell’insieme, la lettera è volutamente complessa. Non è stato fatto un tentativo di tradurre i tecnicismi.


Termini e modi di dire della quotidianità sono affiancati a parole desuete o ricercate.
I primi: «mostruoso», «formichine», «staremmo veramente messi male», «tanto al chilo».
I secondi: «gravame», «intrapresa privata», «asfittica», «malmostosi» (è un aggettivo lombardo, scorbutico, ingrugnato*).

Alcuni periodi sono decisamente lunghi e complicati per la presenza di diversi livelli di significato:

«Ma se riusciamo a portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni, e i mercati capiscono che quella è la strada imboccata dall’Italia, Paese ancora assai forte, Paese esportatore, Paese che ha una grande riserva di energia, di capitali, di intelligenza e di lavoro a partire dal suo Mezzogiorno e non solo nel suo Nord europeo e altamente competitivo, l’aggressione vincente al debito.»

Ancora:
«E per questo, dal momento che il segretario del Pd è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni e, nonostante qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo, ha la cultura pragmatica di un emiliano, propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan per la crescita dell’economia italiana; un piano del governo il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani.»

Se l’uomo della «discesa in campo» e dell’«amore che vince sempre sull’invidia e sull’odio» parla complicato ci sarà un motivo: vuole, forse, alzare il livello del dibattito politico, svilito dall’affaire Ruby rubacuori e dai relativi «culi flaccidi». Necessità condivisibile e tentativo apprezzabile.

Risposta: la condizione di infelicità
Bersani risponde all’offerta di Berlusconi di realizzare un piano bipartisan per l’economia italiana rifiutandone l’autorevolezza:

«Per rivolgersi credibilmente all'opposizione Berlusconi dovrebbe potersi rivolgere credibilmente al Paese e alla comunità internazionale. Così non è.»

Si tratta di una negazione della felicità del dire, che rifiuta la possibilità stessa di parlare, di avere voce in capitolo.

*Devoto, Oli, Nuovissimo vocabolario illustrato della lingua italiana, Selezione dal Reader’s Digest.