domenica 31 agosto 2014

Renzi, dal gelato-metonimia a Lady Pesc



Tutto è iniziato con un gelato. La conferenza stampa di venerdì 29 agosto, tenuta dal premier Renzi al termine del Consiglio dei Ministri, si è aperta con un carretto di gelati. Il premier ha deciso di offrire un cono ai giornalisti per fare dell’ironia sulla copertina del settimanale The Economist che ritraeva una barchetta di carta che affonda (per la precisione, la barchetta è realizzata con un euro). A bordo ci sono Matteo Renzi, Angela Merkel, François Hollande e Mario Draghi che, munito di secchio, tenta disperatamente di buttare fuori l’acqua che riempie l’imbarcazione. Il titolo recita: “The sinking feeling (again)” (30 agosto 2014).

Fin qui, niente di strano. Si sa che il settimanale britannico ha sempre un tono un po’ arcigno. Peccato che il premier italiano è l’unico, tra i tre leader europei, ad avere in mano qualcosa: un gelato. Ironia non sottile, resa grossolana dalla banalità dello stereotipo. il premier sta al gioco e tenta di ribaltare la metonimia: il gelato, simbolo dispregiativo di incoscienza, ritorna a essere il simbolo dell’eccellenza del made in Italy.
"Ho letto commenti a mio avviso fuori scala. Con una battuta ho voluto dimostrare che rispetto ai pregiudizi che l'Italia suscita dobbiamo dimostrare la realtà: il gelato artigianale è buono, non ci offendiamo per critiche perché facciamo un lavoro serio".

Ieri Sergio Marchionne dal meeting di Rimini, con il suo maglione blu anche ad agosto, sembra non aver apprezzato l’ironia renziana:
“Non sopporto più di vedere gente con gelati, barchette e cavolate. Vorrei essere orgoglioso di sentirmi italiano, poter rispondere all'appello internazionale dimostrando che siamo bravi, perché lo siamo realmente". Ma le polemiche si sono attenuate ieri sera con la nomina di Federica Mogherini a lady Pesc, alto rappresentate per la politica estera europea. “Noi siamo quelle gocce che riescono a scavare le rocce” ha commentato Matteo Renzi, facendo riferimento a una delle sue qualità universalmente riconosciute: la cocciutaggine.

Nelle conferenza stampa di venerdì ci sono stati altri passaggi degni di nota dal punto di vista della retorica.
Il primo: dal topos della velocità alla gradualità. Il premier ha lanciato un nuovo slogan: “passo dopo passo”.
Ieri Bassolino ha sottolineato via Twitter, che lo slogan era stato usato prima da lui. Ma non ha precisato il verso: avanti o indietro.
Ecco le parole di Renzi in conferenza stampa:
“Dobbiamo uscire dall’idea che basti una legge per cambiare il Paese. Non serve una legge per cambiare un Paese. Per cambiare un Paese servono le persone e serve un lavoro quotidiano, concreto, sistematico… Ecco perché passo dopo passo sarà il claim di tutti i mille giorni”.
Una sterzata nella retorica renziana, sempre orientata al topos della velocità a tutti i costi. Nasce un nuovo scenario possibile: la gradualità. Chi va piano va sano e lontano?

Il secondo: lo scenario fosco. Ai detrattori della politica degli 80 euro il premier risponde presentando lo scenario fosco delle economie che hanno puntato sulla riduzione dei salari. Una strategia argomentativa classica ed efficace.
Ho letto commenti secondo cui gli 80 euro non sono serviti a niente e vorrei dire che […] c'è proprio un disegno direi ideale, ideologico e culturale dietro gli 80 euro. C'è una parte del mondo economico che dice che dovremmo ridurre il salario dei lavoratori. Lo dicono autorevoli editorialisti, lo dicono autorevoli economisti. Ecco che nasce il modello della Spagna, poi domani del Nord Africa, poi domani dell’India, poi del Vietnam. […] Ma non è riducendo il salario del lavoratore che l'Italia uscirà dalla situazione di crisi”.

Il terzo: la preterizione sull’Europa. La preterizione è la figura del non dire che dice. La si ritrova nel linguaggio di tutti i giorni con la premessa bugiarda “meglio non parlare di…”. La premessa è bugiarda perché poi se ne parla eccome. La preterizione di Renzi riguarda il codice sugli appalti: Renzi dice non mi permetterei mai di dire”, ma si permette alla grande.
“Ci devono essere le stesse regole in Italia come in Europa. L’Italia ha il vezzo, non mi permetterei mai di dire vizio, di irrobustire, che è un modo carino, a mio giudizio di peggiorare, la normativa europea complicandola, inserendo elementi di difficoltà. Il codice degli appalti […] ha come principio che ciò che viene consentito dall’Europa è ciò che deve essere fatto in Italia. È un meccanismo in cui stavolta l’Europa ci aiuta, non ci penalizza. Siamo noi che abbiamo inserito troppe norme. E, nell’inserire troppe norme, abbiamo creato un danno economico e anche una mancanza di chiarezza. Perdonatemi ma trovo questa norma rivoluzionaria”

Il quarto: l’esempio. È una classico della didattica antica, medioevale e rinascimentale ed è una forma di argomentazione retorica. Gli esempi possono essere reali o inventati. Matteo Renzi si serve di un esempio per affrontare il tema delle intercettazioni. Con maestria oratoria, coinvolge un membro della stampa presente in sala.
“Se io prendo una tangente è giusto che io sia intercettato ma che il contenuto della mia intercettazione sia a disposizione dell’opinione pubblica, se però, nel prendere una tangente che mi dà Fabio Martini de La Stampa, si scopre che tra me e lui c’è del tenero (chiedo scusa a Fabio Martini perché è chiaramente diffamatorio nei suoi confronti), è evidente che questo elemento non può essere oggetto di discussione”.

Il quinto: ode al power point. Anche in questa occasione il premier si serve delle slide per accompagnare il suo discorso. Ogni concetto viene contraddistinto con un codice colore.
Dai gelati al power point. Berlusconi si mangia le mani. Da uno a dieci, quanto vorrebbe essere Matteo Renzi (rogne comprese)? Undici.


Guarda il video della conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, al termine del consiglio dei Ministri n.27: qui.




giovedì 28 agosto 2014

La vera uguaglianza razziale? Anche una questione di Motel. 51 anni fa: I have a dream

Il 28 agosto di 51 anni fa è stato pronunciato il discorso per antonomasia. In Ho un sogno, marcia su Washington per il lavoro e la libertà di Martin Luther King c’è tutto: passione, fermezza, sfida, ritmo. 
Ma, soprattutto, c’è azione. Volontà di cambiare l’America subito, nel momento stesso in cui quel discorso viene pronunciato. 
King ci riesce: dopo I have a dream, i bianchi, i neri, la politica, la cultura, il mondo

hanno fatto un passo avanti verso l’uguaglianza e la libertà.

martedì 26 agosto 2014

Sole 24 Ore: un elzeviro su "Retorica e Business" di Andrea Granelli e Flavia Trupia

Dalla recensione di Alessandro Pagnini sul Domenicale de Il Sole 24 Ore, 24 agosto 2014.

“’Quando due uova sono uguali, il consumatore preferisce l’uovo con una storia’ potrebbe essere questo il motto che compendia efficacemente i contenuti dell’interessante pamphlet di Andrea Granelli e Flavia Trupia Retorica e business. Intuire, ragionare, sedurre nell’era digitale. L’impresa, il marketing, ogni forma di negoziazione hanno bisogno di retorica, di capacità performative non solo basate su competenze specialistiche, ma sull’uso sapiente del linguaggio, sulla sua intrinseca creatività.”


mercoledì 20 agosto 2014

Quel terribile pomeriggio. Saragat commenta il discorso di De Gasperi a Parigi


Ricordiamo ancora una volta Alcide De Gasperi, morto sessant'anni fa, attraverso il suo discorso alla Conferenza di Pace di Parigi del 1946. De Gasperi rappresentava un Paese nemico e il Trattato di Pace prevedeva sanzioni molto aspre per i Paesi sconfitti come l’Italia.

L'incipit del discorso è una delle più sofisticate excusatio propter infirmitatem, l'oratore si scusa per essere in difficoltà nell'affrontare il proprio compito. La conferenza di Parigi fece conquistare all'Italia una rinnovata credibilità internazionale. 

Ecco il commento di Saragat, membro della delegazione italiana:
«mi par di rivivere quel terribile pomeriggio del 10 agosto 1946 […]. Per non contaminare con la nostra presenza gli sguardi dei delegati […] ci fecero entrare nella grande sala affollata da una porticina che immetteva nell’ultima fila dei seggi in alto: non vedevamo che schiere di gente silenziosa» (Craveri, 2006).

Questo è il commento di Byrnes, segretario di stato americano:
«Il primo ministro italiano parlò con tatto, ma con dignità e coraggio. Quando lasciò il rostro per tornare al posto assegnatogli nell’ultima fila, scese nella navata centrale della sala silenziosa, passando accanto a molte persone che lo conoscevano. Nessuno gli parlò. La cosa mi fece impressione; mi sembrava inutilmente crudele […]. Così quando passò davanti alla delegazione degli Stati Uniti, gli tesi la mano e gliela strinsi […]. Volevo fare coraggio a quest’uomo che aveva sofferto nelle mani di Mussolini, e ora stava soffrendo nelle mani delle Nazioni alleate» (Byrnes, 1948).


giovedì 14 agosto 2014

Religione oppio dei popoli? Marxismo oppio degli intellettuali. Aron sfida Marx

Raymond Aron sfida la celebre metafora di Karl Marx che definisce "oppio" la religione.

martedì 12 agosto 2014

Lezione sugli aggettivi del professor Keating dell'"Attimo fuggente"


La lezione di scrittura del professor Keating dell'attimo fuggente. Un omaggio a Robin Williams.