sabato 31 dicembre 2011

Giorgio Napolitano: oratore dell’anno

Più volte mi hanno chiesto chi avrei nominato “oratore italiano del 2011”. La risposta è senza dubbio Giorgio Napolitano, per la l’autorevolezza che è riuscito a costruirsi.

Scorrendo le parole che ha pronunciato nel corso dell’anno, emergono gli ingredienti che hanno contribuito alla costruzione di questa autorevolezza.

In un periodo critico per l’Italia, ha lasciato il segno il tono paterno e allo stesso tempo aulico del Presidente. Uno stile risorgimentale – l’ho scritto più volte in questo blog – che tuttavia non è mai freddo ma sempre affettuoso.

Non consiglierei ai miei clienti di adottare questo stile. Perché? Perché bisogna essere Napolitano. Ma consiglierei – e lo faccio – di ispirarsi alla ricchezza del suo vocabolario, al suo modo impeccabile di controllare il periodo, alla sua capacità di dominare la scena attraverso le pause sapienti e la pronuncia chiara.

Ecco alcune caratteristiche del linguaggio pubblico di Giorgio Napolitano, oratore dell’anno.

EPITETI
Napolitano pone frequentemente l’aggettivo prima del nome per costruire un epiteto: «luminosa evidenza»; «suprema pazienza»; «fortificanti motivi»; «generosa utopia»; «cieche trame terroristiche»; «luminosi principi»; «complessivo bilancio».
(discorso di fine anno 2010 e discorso per l’Unità d’Italia, 17 marzo 2011).

PERIODO
Il periodo, al contrario di quello che si consiglia agli oratori contemporanei, è spesso ricco di incisi: «Una formidabile galleria di ingegni e di personalità - quelle femminili fino a ieri non abbastanza studiate e ricordate - di uomini di pensiero e d'azione. A cominciare, s'intende, dai maggiori: si pensi, non solo a quale impronta fissata nella storia, ma a quale lascito cui attingere ancora con rinnovato fervore di studi e generale interesse, rappresentino il mito mondiale, senza eguali - che non era artificiosa leggenda - di Giuseppe Garibaldi, e le diverse, egualmente grandi eredità di Cavour, di Mazzini e di Cattaneo.»
(discorso per l’Unità d’Italia, 17 marzo 2011)

PASSATO REMOTO
Colpisce, in generale, l’uso frequente del passato remoto ormai impiegato sempre meno, fatta eccezione per alcune regioni italiane come la Sicilia.


SCELTA LESSICALE
Solo qualche esempio.

Cemento
Una bella metafora.
«cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità.»
(discorso per l’Unità d’Italia, 17 marzo 2011)

Congiura
Pochi giorni fa, sulla prima pagina de La repubblica, Napolitano ha designato con il termie «congiura» l’associazione a delinquere tra «arretramento culturale e impoverimento della vita politica democratica».
(29 dicembre La Repubblica)

Perpetuare
Verbo ricercato.
«È un dovere per noi tutti perpetuare il ricordo di coloro che combatterono nelle fila della Resistenza, restituirono all'Italia il bene supremo della libertà e della dignità nazionale».
(3 ottobre 2011, richiamo al rispetto delle istituzioni a seguito della lettera aperta dell’imprenditore Della Valle contro i politici italiani)


Spirito
«Ho ritenuto di dover restare - nel mio ruolo - estraneo a ogni disputa in proposito. Ma ritengo che lo spirito della decisione presa sia apprezzabile».
(lettera di apprezzamento per la proclamazione del 17 marzo 2011 come festa nazionale)
Non è, dunque, apprezzabile la decisione ma lo «spirito della decisione». In questo modo Napolitano rimane super partes.

venerdì 30 dicembre 2011

Le parole auliche del presidente Napolitano

Sempre ricercata la scelta lessicale di Giorgio Napolitano.

Ieri, sulla prima pagina de La repubblica, designa con il termie «congiura» l’associazione a delinquere tra «arretramento culturale e impoverimento della vita politica democratica».

Ma non finisce qui. Il Presidente traduce il “magna magna nostrano” in «degenerazioni parassitarie del “Welfare all’italiana”».

Che bella, la cultura!

martedì 27 dicembre 2011

Fausto Simoni, uomo dell’anno per La7 e re della sprezzatura

Liberarsi per sempre dal mutuo; assicurarsi il futuro che, oggi, appare incerto, se non incertissimo; permettere ai figli di studiare all’estero. Sono tanti, tantissimi i motivi per accettare una tangente e non sono necessariamente legati all’ingordigia o al desiderio di una vita extra-lux.

Ma sono tanti, tantissimi i motivi per non accettare una tangente: il mutuo? fa parte del gioco, lo pagano milioni di persone; il futuro? bisogna avere fiducia, per affrontare la vita con energia e forza, tutti i giorni; i figli all’estero? è più importante che imparino a camminare con le proprie gambe e che abbiamo genitori con la coscienza pulita e, possibilmente, incensurati.

Fausto Simoni, responsabile Sistemi Cns e Meteo Enav, è stato nominato uomo dell’anno dal Tg de La7, per aver rifiutato una tangente offerta dall’imprenditore Tommaso Di Lernia.

Passerà alla storia per aver vinto all’insidioso “gioco dei tra”: tra essere più ricco e disonesto e meno ricco e onesto ha scelto la seconda alternativa.

Credo sia fiero di quello che ha fatto (ne ha tutte le ragioni) ma – da vero vincitore del “gioco dei tra” – non lo dà a vedere:

«Primo, non mi sento affatto un eroe. Secondo, non sono l’unico a svolgere la mia professione con serietà e spirito etico.»

Baldesar Castiglione diceva “usare in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò, che si fa e dice, venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi assai la grazia» (Castiglione, 1965, orig. 1528).

Simoni ha dimostrato a noi italiani - e soprattutto alla sua figlia 21enne - non solo di essere una persona per bene, ma di avere il dono della grazia. Non c’è mutuo che tenga.

giovedì 22 dicembre 2011

La Lega e il Governo ladro

Ieri la Lega ha esposto in Parlamento un cartello con la scritta «Governo ladro». Peccato, si sono dimenticati di scrivere «piove».

martedì 20 dicembre 2011

Camusso, Fornero, Marcegaglia: lo scontro sul lavoro a colpi di empireo, totem e tabù

Il confronto-scontro tra le decision maker del lavoro ci fa assistere alla messa in campo di tre strategie argomentative.

La posta in gioco è la riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che vieta in licenziamento non motivato da una giusta causa.

Susanna Camusso esprime il suo dissenso:

«dicono riforma del lavoro, in realtà sono licenziamenti facili».

Mette, poi, in discussione l’iniziativa del ministro Elsa Fornero minandone la credibilità. Lo fa trasformando in un punto di debolezza un aspetto che oggi, nel sentire comune, è considerato un punto di forza: essere parte di un governo tecnico di professori.

«Scendete dalle cattedre e guardate i disoccupati» e ancora, rivolto alla Fornero: «Scenda dall’empireo, venga al mondo, discuta con i sindacati.»

La Fornero risponde contestando lo stile di comunicazione della Camusso, considerandolo antiquato, un retaggio del dei tempi andati:

«Sono dispiaciuta per un linguaggio che pensavo appartenesse al passato.»

Emma Marcegaglia è più decisa. Svaluta quelli che per la cultura italiana sono “principi indiscutibili” – la stabilità del lavoro, la giusta causa – definendoli tribali.

«Oggi non ci sono più né totem tabù. Abbiamo rigidità in uscita dalle aziende senza eguali negli altri Paesi europei».

Tre leader, tre tecniche linguistiche.

domenica 18 dicembre 2011

Anche i tecnici sono retorici

Abbassamento del TR – tasso di retorica – con il governo tecnico?
Niente affatto.

L’arte del dire è protagonista anche in questo esecutivo, malgrado non raggiunga i livelli del governo Berlusconi che ha avuto la capacità di esplorare e, spesso, superare i confini di un’estetica del “grottesco”. Non è un insulto, intendiamoci, perché il grottesco è un preciso genere letterario che consiste nel culto della sproporzione, della deformazione, dell’esasperazione di un elemento a scapito di altri. Un esempio: tutto il Paese a sparare opinioni su una certa Ruby o una certa Noemi. Se non è sproporzione questa?

Ma torniamo al governo tecnico e alla sua retorica. Le argomentazioni del Ministro Monti in favore della manovra sono state incentrate sul memento mori, la presentazione, senza mezze misure, del «baratro» in cui finirebbe il l’Italia in un futuro prossimo se non accettasse, oggi, i sacrifici prospettati.

I termini usati da Monti sono scuri, plumbei, tinti di tragedia:

«il rischio è ancora massimo»

«il rischio è di vedere evaporare gran parte dei redditi italiani, soprattutto quelli modesti»

«le conseguenze sarebbero drammatiche»
«La riduzione del debito pubblico è un’esigenza totale. E ogni deviazione rischia di far sprofondare il paese in un abisso, l’esempio della Grecia è vicino»

Rischio massimo, evaporazione dei redditi modesti, l’abisso, la Grecia… Aggiungiamoci pure le lacrime del ministro Fornero. Con queste premesse non è certo facile lamentarsi.

venerdì 16 dicembre 2011

Cesso, rigenerazione, onore. Sono le parole del neofascismo

Il neofascismo è presente, è vivo ed è fra noi.

Lo svitato Gianluca Casseri, che il 13 dicembre ha freddato i senegalesi Samb Modou e Diop Mor, ha riportato alla nostra attenzione il tema del neofascismo e dei suoi movimenti.

Qual è il linguaggio di CasaPound, Forza Nuova, Militia? Navigando tra i siti e i blog di queste organizzazioni si nota uno stile di comunicazione apparentemente pacato ma che, improvvisamente, diventa estremo e diretto o, al contrario, aulico e altisonante.

CasaPound urla in maiuscolo e con punto esclamativo:

«COSTRUIREMO IL MONDO CHE VOGLIAMO!»

e aggiunge un termine volutamente sopra le righe:

«La vita così come ci è stata confezionata, la buttiamo nel cesso»

FORZANUOVA, scritto in maiuscolo, fa appello a due vecchie conoscenze del fascismo: “Onore” e “Civiltà”.

«FORZANUOVA chiama all'appello uomini e donne decisi a combattere le battaglie fondamentali dell’Onore e della Civiltà»

Non manca la “rigenerazione” che non viene, tuttavia, associata alla parola “razza” ma più moderatamente ai “costumi” e al “popolo” :

«FORZANUOVA opera per la rigenerazione dei buoni costumi del popolo»

Militia Christi rispolvera l’evergreen della “tradizione” nostrana:

«Il Movimento Politico Cattolico Militia Christi esprime sgomento per le affermazioni del neo Ministro Riccardi circa il diritto di voto ai figli di immigrati nel nostro Paese. Il voto agli italiani di seconda generazione non darebbe infatti le garanzie necessarie perchè i neo elettori possano decidere sul bene comune dell'Italia, estranei come sono alle tradizioni del nostro popolo, alla sensibilità dello stesso e non pienamente integrati nella cultura nostrana»

Non viene loro il dubbio che, accogliendo gli stranieri, il popolo italiano possa diventare più vivo, più innovativo, più competitivo e ancora più italiano?

venerdì 2 dicembre 2011

Profilattico, profilattico, profilattico, diciamolo!



Promuovere la prevenzione dell'Aids senza parlare di preservativo è come sperare che i nostri bambini si lavino i denti senza mai mostrare loro uno spazzolino; come dire loro di studiare senza mai pronunciare la parola compiti; come sperare che abbiano le orecchie pulite senza mai accennare all'esistenza di una cosa che si chiama acqua.

In preparazione della giornata mondiale contro l'Aids celebrata ieri dalla Rai, le redazioni hanno ricevuto questa e-mail interna:

«Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto». È la linea del neo nato ministero della salute, guidato da Renato Balduzzi.

Un drammatico errore di comunicazione? Dipende dall'obiettivo che si vuole ottenere.
Se lo scopo è diminuire le infezioni di Hiv e la mortalità per Aids, lo è. Se, invece, lo scopo è riempire l'ennesimo pomeriggio televisivo, non lo è.

Ma ognuno si prenda le sue responsabilità. E, nel caso dell'Aids, le responsabilità non sono poche.

Concludo con un inno all'amore e alla vita: preservativo, preservativo, profilattico, condom, condom, condom forever and ever.