sabato 20 settembre 2014

Renzi-Camusso: scontro con metalepsi


Lo scontro Renzi-Camusso sulla riforma del lavoro porta con sé palate di #retorica. Pane per i denti di questo blog.
Susanna Camusso accusa Renzi di essere come la Thatcher: la devastatrice per antonomasia dei posti di lavoro e delle relative tutele.
Renzi le risponde con un video (ricorda qualcuno?). Ma è diverso. Non c’è la vetusta scrivania berlusconiana. Sullo sfondo non ci sono le fotografie con le pretenziose cornici d’argento. Renzi è in piedi accanto alle bandiere dell’Italia e dell’Europa, la finestra è aperta...
Le accuse della Camusso vengono subito definite “ideologiche”. L’aggettivo acquisisce un’accezione negativa.
L’argomentazione-contro viene sostenuta da un’anafora, la ripetizione delle stesse parole in posizione inziale nel periodo. In questo caso le parole sono simili ma non identiche:
“Noi siamo preoccupati non di Margaret Thatcher […]”
“Noi, quando pensiamo al mondo del lavoro, non pensiamo a Margaret Thatcher […]”
Il cuore del ragionamento viene sostenuto da una metalepsi, una figura di senso che “facilita la trasposizione di valori in fatti” (Perelman e Tyteca).
L’”ideologia” della Camusso – i valori - si scontra con la cruda realtà – i fatti.
Ai fatti Renzi dà un nome. Nella metalepsi i fatti si chiamano Marta e Giuseppe. Chi sono? Non importa. Ma la loro rappresenta la storia di molti, moltissimi italiani.
“Noi siamo preoccupati non di Margaret Thatcher, siamo preoccupati di Marta, 28 anni che non ha la possibilità di avere il diritto alla maternità. Lei sta aspettando un bambino ma, a differenza delle sue amiche che sono dipendenti pubbliche, non ha nessuna garanzia perché in questi anni si è fatto cittadini di serie A e di serie B.
Noi, quando pensiamo al mondo del lavoro, non pensiamo a Margaret Thatcher. Pensiamo a Giuseppe che ha cinquant’anni e che non può avere la cassa integrazione […].”
Verso la conclusione del breve video-discorso. Il premier assume toni evangelici:
“Pensiamo a quelli a cui non ha pensato nessuno in questi anni.”
“Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi” (Matteo, 20, 1-16)
In conclusione un paradosso e una domanda retorica.
Il paradosso: “Sono i diritti di chi non ha diritti quelli che ci interessano.”
La domanda retorica:
“Chiedo ai sindacati dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia che ha l’Italia? L'ingiustizia tra chi il lavoro ce l'ha e chi non ce l'ha.”

Non sappiamo se la riforma del lavoro porterà qualche risultato apprezzabile. Ovviamente lo speriamo. Ma la domanda non è oziosa.
Dove eravate?

Qui i video:
http://www.corriere.it/politica/14_settembre_19/jobs-act-camusso-vogliono-cancellare-liberta-lavoratori-2bd9c968-3ff8-11e4-a191-c743378ace99.shtml

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