Lo scontro
Renzi-Camusso sulla riforma del lavoro porta con sé palate di #retorica. Pane
per i denti di questo blog.
Susanna
Camusso accusa Renzi di essere come la Thatcher: la devastatrice per antonomasia dei posti di lavoro e delle relative tutele.
Renzi le
risponde con un video (ricorda qualcuno?). Ma è diverso. Non c’è la vetusta
scrivania berlusconiana. Sullo sfondo non ci sono le fotografie con le
pretenziose cornici d’argento. Renzi è in piedi accanto alle bandiere dell’Italia
e dell’Europa, la finestra è aperta...
Le accuse
della Camusso vengono subito definite “ideologiche”. L’aggettivo acquisisce un’accezione
negativa.
L’argomentazione-contro
viene sostenuta da un’anafora, la ripetizione delle stesse parole in
posizione inziale nel periodo. In questo caso le parole sono simili ma non
identiche:
“Noi siamo preoccupati
non di Margaret Thatcher […]”
“Noi, quando pensiamo
al mondo del lavoro, non pensiamo a Margaret Thatcher […]”
Il cuore
del ragionamento viene sostenuto da una metalepsi, una figura di senso che “facilita
la trasposizione di valori in fatti” (Perelman e Tyteca).
L’”ideologia”
della Camusso – i valori - si scontra con la cruda realtà – i fatti.
Ai fatti
Renzi dà un nome. Nella metalepsi i fatti si chiamano Marta e Giuseppe. Chi
sono? Non importa. Ma la loro rappresenta la storia di molti, moltissimi italiani.
“Noi siamo preoccupati
non di Margaret Thatcher, siamo preoccupati di Marta, 28 anni che non ha la
possibilità di avere il diritto alla maternità. Lei sta aspettando un bambino
ma, a differenza delle sue amiche che sono dipendenti pubbliche, non ha nessuna
garanzia perché in questi anni si è fatto cittadini di serie A e di serie B.
Noi, quando pensiamo
al mondo del lavoro, non pensiamo a Margaret Thatcher. Pensiamo a Giuseppe che
ha cinquant’anni e che non può avere la cassa integrazione […].”
Verso la conclusione del
breve video-discorso. Il premier assume toni evangelici:
“Pensiamo
a quelli a cui non ha pensato nessuno in questi anni.”
“Così gli ultimi saranno
primi, e i primi ultimi” (Matteo, 20, 1-16)
In conclusione un
paradosso e una domanda retorica.
Il paradosso: “Sono i
diritti di chi non ha diritti quelli che ci interessano.”
La domanda retorica:
“Chiedo ai
sindacati dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande
ingiustizia che ha l’Italia? L'ingiustizia tra chi il lavoro ce l'ha e chi non ce l'ha.”
Non sappiamo se la riforma del lavoro porterà qualche risultato apprezzabile. Ovviamente lo speriamo. Ma la domanda non è oziosa.
Dove
eravate?
Qui i video:
http://www.corriere.it/politica/14_settembre_19/jobs-act-camusso-vogliono-cancellare-liberta-lavoratori-2bd9c968-3ff8-11e4-a191-c743378ace99.shtml
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