Papa
Francesco il 21 marzo a Scampia mette il coltello nelle piaghe della società. Lo
infila nelle ferite del nostro tempo e lo gira senza pietà, in senso orario e
anti-orario. Le piaghe sono i migranti trattati come “cittadini di seconda
classe”, la disoccupazione che toglie la dignità ed espone alle tentazioni, la
corruzione dei singoli e della cattiva politica.
Sottolinea
come la vita a Napoli non sia mai stata facile, “ma però non è mai stata triste”.
La scelta di essere felici è per Francesco un punto centrale, un topos della sua oratoria: “Non siate mai
uomini e donne tristi!" (Omelia, XXVIII Giornata Mondiale della
Gioventù, 24 marzo 2013).
Poi una
bordata alle facili invettive “acchiappa consenso” contro i migranti. (Salvini e
Le Pen, ce l’ha con voi ma non si vuole abbassare al livello della politica
populista per dirlo esplicitamente). La bordata ha la forma della domanda
retorica che introduce alla prima piaga: l’accoglienza nei confronti
dei migranti.
“I migranti sono umani
di seconda classe? Dobbiamo fargli sentire che sono cittadini, che sono figli
di Dio, che sono migranti come noi. Perché tutti noi siamo migranti […]. Tutti
siamo migranti. Figli di Dio che ci ha messo tutti in cammino. […] Tutti siamo
migranti nel cammino della vita.”
Francesco
passa alla seconda piaga: la disoccupazione. Il papa pone l’accento su una
verità presentata nel suo terribile e drammatico splendore:
“C’è la Caritas che dà
da mangiare. Ma il problema non è mangiare. Il problema più grave è non avere
la possibilità di portare il pane a casa, di guadagnarlo. […] Questa mancanza
di lavoro ci ruba la dignità.”
Segue una scomunica
di fatto:
“600 euro al mese per
11 ore al giorno di lavoro. Questo non è umano. Questo non è cristiano. E se
quello che fa questo si dice cristiano è un bugiardo.”
Infine, la
potente metafora
della “spuzza”. I piccoli errori nell’ottimo italiano di Bergoglio
rendono il suo dire espressivo e concreto.
“Se noi chiudiamo la
porta ai migranti, se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente. Come si
chiama questo? Si chiama corruzione. Corruzione. La corruzione spuzza e la
società corrotta spuzza. […] Un cristiano che lascia entrare la corruzione
dentro di sé non è cristiano. Spuzza!”
La
conclusione è una captatio benevolentiae.
Una frase in napoletano:
“A Maronna
v’accumpagni”. E ci liberi dal male, dalla
disoccupazione e dalla spuzza.
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