Nel web, c'era da aspettarselo, piovono le critiche. Noi registriamo una nuova retorica on the road. Le vie dell'inventio sono infinite.
lunedì 25 maggio 2015
Moretti-Renzi e l'inventio: la retorica on the road
Alessandra Moretti, candidata alla presidenza delle Regione Veneto, e Matteo Renzi propongono una formula di micro-reality sulle strade del Nord-Est.
Nel web, c'era da aspettarselo, piovono le critiche. Noi registriamo una nuova retorica on the road. Le vie dell'inventio sono infinite.
Nel web, c'era da aspettarselo, piovono le critiche. Noi registriamo una nuova retorica on the road. Le vie dell'inventio sono infinite.
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domenica 24 maggio 2015
Lo storfy di "Retorica. Il sale della parola"
http://
Ringraziamo Mauro Facondo per aver fatto lo storify dell'evento del 22 aprile, nel corso del quale è stata lanciata PerLaRe, Associazione Per La Retorica.
sfy.co/f0cbA
Ringraziamo Mauro Facondo per aver fatto lo storify dell'evento del 22 aprile, nel corso del quale è stata lanciata PerLaRe, Associazione Per La Retorica.
sfy.co/f0cbA
venerdì 22 maggio 2015
La retorica nei film: il paradosso di Agrado in "Tutto su mia madre"
Un nuovo reto-film per il sito perlaretorica.it: "Tutto su mia madre", scritto e diretto da Pedro Almodóvar, con Cecilia Roth, Marisa Paredes, Penelope Cruz.
Il transessuale Agrado, interpretato da Antonia San Juan, è costretta ad annunciare che le attrici dello spettacolo in programma non potranno recitare. Agrado si offre di sostituirle, raccontando la storia della sua vita. Il suo monologo sarà un successo.
“Per cause estranee alla loro volontà, due delle attrici che quotidianamente trionfano su questo palcoscenico, oggi non possono essere qui.
[…]
Agrado prosegue sciorinando un’interminabile lista di costosi interventi chirurgici ed estetici che ha dovuto affrontare per diventare donna. La conclusione contiene un paradosso:
“Bene, quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica, signora mia, e che in questa cosa non si deve essere tirchie, perché: una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di se stessa.”
http://www.perlaretorica.it/reto/tutto-su-mia-madre-1999/
Il transessuale Agrado, interpretato da Antonia San Juan, è costretta ad annunciare che le attrici dello spettacolo in programma non potranno recitare. Agrado si offre di sostituirle, raccontando la storia della sua vita. Il suo monologo sarà un successo.
“Per cause estranee alla loro volontà, due delle attrici che quotidianamente trionfano su questo palcoscenico, oggi non possono essere qui.
[…]
Agrado prosegue sciorinando un’interminabile lista di costosi interventi chirurgici ed estetici che ha dovuto affrontare per diventare donna. La conclusione contiene un paradosso:
“Bene, quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica, signora mia, e che in questa cosa non si deve essere tirchie, perché: una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di se stessa.”
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martedì 19 maggio 2015
Attenzione, anche Homer Simpson è un retore
“All right, brain, I don’t like you and you don’t like me – so let’s just do this, and I’ll get back to killing you with beer.”
E’ un chiasmo del celebre protagonista della sitcom animata “I Simpson”. Homer, lo scellerato padre della famigliola di Springfield, è un vero e proprio retore. Lo dimostra un articolo del grammatico Richard Nordquist, che ha scovato Andrea Granelli, cofondatore di PerLaRe, Associazione Per La Retorica. Per leggere l’articolo, clicca qui.
E’ un chiasmo del celebre protagonista della sitcom animata “I Simpson”. Homer, lo scellerato padre della famigliola di Springfield, è un vero e proprio retore. Lo dimostra un articolo del grammatico Richard Nordquist, che ha scovato Andrea Granelli, cofondatore di PerLaRe, Associazione Per La Retorica. Per leggere l’articolo, clicca qui.
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domenica 17 maggio 2015
Un discorso sulle donne in reto-discorsi: Sheryl Sandberg
Un nuovo discorso per la sezione reto-discorsi del sito perlaretorica.it. E' di Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook e una delle 100 donne più influenti del mondo secondo Time (2012).
“Gli uomini attribuiscono il loro successo a se stessi, mentre le donne a fattori esterni. […] Se chiedi a un uomo come mai ha fatto un buon lavoro, risponde: «perché sono un grande». Se lo chiedi a una donna, risponde: «perché sono stata aiutata, perché sono stata fortunata, perché ho lavorato duro…»".
Non poteva mancare, vai qui.
giovedì 14 maggio 2015
Lavagna, gessetti e figure retoriche nel videoshow di Matteo Renzi
La battaglia
sulla riforma della scuola si combatte anche a colpi di figure retoriche. Matteo
Renzi, in versione maestro Manzi, spiega la “buona scuola” riportandone i punti
principali su una lavagna. Una lavagna vera. Niente slide, questa volta. Scelta stucchevole, quella della lavagna, ma sempre meglio del power point.
Con una sprezzatura degna di Baldassarre Castiglione, ostenta
pacatezza e distacco su uno dei temi più discussi di questa legislatura. Il
premier non si mostra turbato dai boicottaggi, dalle accuse e dagli “scioperoni”
che hanno caratterizzato questi ultimi giorni di protesta. Ribalta il punto di
vista. Il negativo diventa positivo:
“In realtà io sono
proprio contento del fatto che, finalmente, la scuola sia al centro della
discussione”
Segue un
classico della comunicazione politica: il paradosso del
comunicatore che non comunica. Insomma, la vecchia storia del ciabattino con le
scarpe rotte:
“Probabilmente abbiamo
sbagliato anche noi alcuni messaggi di comunicazione”
Poi, un
altro classico. Un’anafora, la ripetizione di una parola all’inizio
di frasi o versi successivi. La ripetizione della parola “superpotenza”, porta
dritto dritto a un’inventio: l’Italia deve diventare (o tornare a
essere) una superpotenza culturale. Non male.
“L’Italia non sarà mai
la superpotenza demografica, la superpotenza geografica, la superpotenza diplomatica.
Può essere una superpotenza culturale”
(il premier si guarda bene dal menzionare la superpotenza economica).
Il dato sul
Pil in cresita, invece, non viene sbandierato con fierezza, ma buttato lì come se
non fosse importante. Come se non fosse un vero risultato senza la riforma
della scuola.
“Oggi noi abbiamo
avuto finalmente, dopo una dozzina di trimestri, il segno + al Pil: +0,3%. Ma
non servirà a niente tornare a crescere nelle statistiche se non torniamo a
crescere nelle scuole”
Ed eccola
che arriva: la metalepsi,
passaggio obbligato dello stile oratorio ispirato agli Usa. Una figura che
favorisce la trasposizione dai valori generali ai fatti.
“Intendiamoci, la buona
scuola c’è già in Italia. È la professoressa che, nonostante il controsoffitto
o le difficoltà della banda larga, insegna ai ragazzi ad allargare il cuore con
una poesia. È l’insegnante di musica che fa un’orchestra in una scuola di
periferia. È la grande professionalità di chi riesce, anche in laboratori
scalcinati, a far sperimentare ai ragazzi il gusto della ricerca, della
curiosità”
Altra
operazione oratoria magistrale di Renzi è prendere le distanze dalla parola “riforma”,
che ultimamente sta assumendo un’accezione negativa. La “riforma” viene così
trasformata in qualcosa che sembra innocuo: “alcuni punti”.
“Non chiamiamola ‘riforma’
che non ne possiamo più. Sono alcuni punti, concreti, puntuali, specifici di
cui vorrei discutere insieme a voi.
Infine, un’enumerazione costruita
secondo la sequenza soluzione–problema o problema-soluzione. Mentre parla, Renzi
scrive le parola chiave sulla lavagna:
1. Alternanza scuola-lavoro [soluzione] – come risposta alla disoccupazione giovanile [problema].
2. Più cultura umanistica [soluzione] –
come risposta all’esigenza di educare “un cittadino” non solo un lavoratore [problema].
3. Insegnanti poco pagati [problema]
-Più soldi agli insegnanti, anche sulla base del merito [soluzione], che – precisa Renzi
– non è una parolaccia.
4. Autonomia scolastica [soluzione]
– come risposta alle diverse esigenze delle scuole italiane che operano in contesti
molto diversi [problema].
Renzi fa l’esempio di Trieste e Scampia.
5. Azione educativa spezzettata “tra
supplenti e contro supplenti” [problema] - Assunzione di più di 100 mila insegnanti
precari [soluzione].
Si può
essere o non essere d’accordo con la riforma della scuola di Renzi, ma la
capacità oratoria del premier è fuori discussione. E senza saper parlare, come
diceva Olivier Reboul, “si destinano alla sconfitta anche le migliori cause”. La
storia ci dirà se la “buona scuola” rientra tra queste.
FT
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sabato 9 maggio 2015
Il mea culpa di Alaistair Campbell, lo spin doctor dei Labour
"A volte, quando consiglio le persone con cui lavoro, dico di stare sempre in guardia dal rischio di essere talmente immersi nella bolla del proprio team da finire per credere nella propria stessa propaganda, perdendo di vista quello che sta succedendo davvero". Sono le parole di Campbell, dopo la sconfitta elettorale dei Labour in Gran Bretagna.
#retorica
Qui il post di Campbell.
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mercoledì 6 maggio 2015
Manager e retorica: Andrea Granelli su Harvard Business Review
L’arte di ragionare e di “bene dicendi” ha sempre fatto parte del cursus honorum della classe dirigente, a partire dalla formazione personale in vigore presso l’antichità greco-romana, passando per il sistema delle università nate nel Medio Evo e sviluppatesi nel Rinascimento per arrivare ai metodi educativi dei gesuiti e della loro ratio studiorum. L’era moderna ha deciso, però, di buttarsi fideisticamente nelle braccia esclusive del metodo scientifico, arrivando a considerare le scienze umane non più come fondamento di ogni sapere ma come ambito specialistico. Leggi tutto
sabato 2 maggio 2015
Il vocabolario base del manifestante anti-Expo
Il giovane
manifestante intervistato da TgCom24 ha affermato il suo vocabolario. Tre le
parole chiave.
Banca: minchia, la banca è l’emblema della
ricchezza; se non dai fuoco alla banca sei un cogl...
Contestazione: boh, non lo so. Quando c’è casino,
faccio casino anche io.
Protesta: spaccare un po’ di robe.
Protesta: spaccare un po’ di robe.
E poi dicono che leggere il dizionario non serve più a niente.
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