Attenzione, non facciamo rumore: ci sono parole che dormono.
Sono le parole che vengono spesso usate nei discorsi: «auspichiamo il dovuto dialogo» o «un futuro con le radici nella storia».
Parallelamente ci sono gli insulti, contro gli avversari politici, contro i gay, contro gli stranieri, contro le donne. Dormono anch’essi per la loro banalità: ahimè, niente di nuovo, possiamo girarci dall’altra parte e continuare il nostro pisolino.
Poi, però, ci sono gli insulti creativi. I ribelli del Pd, capitanati dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, si sono autodefiniti «rottamatori», perché vorrebbero mandare allo sfasciacarrozze il vetusto establishment del nostro Paese.
Il termine «rottamatori» in comunicazione funziona: si memorizza facilmente e riassume un sentimento diffuso tra gli italiani. Qual è il suo segreto? È uno straniamento.
In stilistica è una procedura che porta a deformare il linguaggio, creando una percezione inedita. È quanto succede prendendo in prestito l’espressione «rottamare» dal mondo delle auto usate e trasportandola nel mondo della politica.
Ok, ora ci siamo svegliati. Aspettiamo, però, i «costruttori».
Nel frattempo, vi vengono in mente o avete sentito insulti creativi?
Ecco un bell’esempio di straniamento della poetessa russa Anna Achmatova, che accosta l’ordinaria parola «cannuccia» al nobile termine «anima»:
Come con una cannuccia mi bevi l’anima.
Lo so, amaro e inebriante è il sapore,
ma il supplizio non turberò implorandoti.
(Anna Achmatova, 1911)
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