La riposta è no, la burocrazia non deve per forza scrivere burocratese.
Questo post è dedicato a coloro che lavorano nella pubblica amministrazione italiana. Sono persone che spesso incontro nei corsi di formazione sulla scrittura. Molti lamentano il fatto di essere costretti a scrivere in burocratese.
Com’è il burocratese? Subordinate su subordinate, prima di arrivare al verbo principale seppellito sotto strati di polvere. «In considerazione di…»; «Nell’ambito del progetto tal dei tali e alla luce della normativa…»; «Premesso che…». Vi ricorda qualcosa?
I dispacci inviati dal corpo diplomatico Usa per informare il proprio governo sulla situazione politica mondiale sono un esempio di come si possa scrivere, anche su temi delicati, utilizzando uno stile semplice. I messaggi resi pubblici dal sito Wikileaks hanno uno stile asciutto che, senza troppo subordinate, va subito al dunque: “soggetto + verbo + complemento. Punto”.
La pubblicazione di materiale informativo delicato e confidenziale non è certamente meritevole, anzi è un reato bello e buono. Resta tuttavia la lezione di scrittura: se vogliamo comunicare in modo forte e chiaro è meglio preferire uno stile con periodi brevi e poche frasi subordinate. Anche in italiano, non solo in inglese.
Chiudo il post con una citazione da Paolo Villaggio sul burocratese:
«ho visto dei funzionari “tentare” delle lettere e insabbiarsi su una serie di premesse, di coordinate e subordinate dalle quali non sono più usciti»
Villaggio P. (1971), Fantozzi, Rizzoli, Milano.
Voto ai testi della diplomazia Usa: 10.
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