lunedì 19 novembre 2012

Montezemolo fa il Battista, Monti farà il Messia?

La nascitura Terza Repubblica, presentata agli Studi cinematografici De Paolis di Roma – 6 mila partecipanti da tutta Italia, dicono gli organizzatori – appare lontana dal populismo, con un occhio ai cattolici Dio Patria Famiglia, ostile ai comunisti tipo Ferrero che scende in piazza contro il governo nel quale è ministro. Soprattutto, non radical-chic: è passata la stagione e comunque il posto è già occupato. L’obiettivo è un secondo Governo Monti, appoggiato da forze che diano rappresentanza, senza la solita ambiguità, si spera, a quell’Italia professionale e perbene, immune dalla demagogia del ventennio trascorso e da quelli che, con qualche restyling, potrebbero prenderne il posto.

“Se non ci sarà una novità sostanziale nell’offerta politica, il risultato delle elezioni potrebbe portare alla guida del Paese uno schieramento eterogeneo e confuso, […] una compagnia governativa ostaggio di populismi che rifiutano gli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese.”

È una delle circonlocuzioni cui Luca Corderdo di Montezemolo, presidente della Ferrari, ha fatto ricorso per non concedere a Berlusconi neanche lo status di avversario politico, mentre questi si era illuso di metterlo brutalmente al posto di Alfano.

Montezemolo non vuol correre il rischio di essere frainteso in questo momento di trame, di manovre, di sbarramenti e di arruolamenti.
“Ciascuno di noi almeno una volta ha provato vergogna di essere italiano […]. Mai più accetteremo di vedere l’Italia derisa e disonorata. Per questo scendiamo in campo: basta stare in tribuna. I cittadini e le eccellenze che costituiscono il nerbo della nostra nazione abbandonino le tribune e ritornino a giocare in attacco e vincere.”

“Siamo qui perché vogliamo che inizi finalmente un capitolo nuovo della nostra vita civile e democratica [Il non detto implicito è: “quello vecchio è da buttare”], che metta al centro quest’Italia, l’Italia che rema. Dobbiamo aprire la strada verso la Terza Repubblica.”

Qualcosa di familiare risuona in questo linguaggio: le metafore calcistiche e l’Italia che ora rema e, appena ieri, remava contro.
Su Monti:
“Può fare il lavoro di ricostruzione in Italia e in Europa meglio di chiunque altro; ammetterlo non è segno di debolezza…”

Quindi Montezemolo, dopo due anni di riflessione e qualche tatticismo, ha deciso di cedere il passo a uno migliore anche di lui. Non è poco e gliene va dato atto. È impensabile del resto che possa pensare di guidarlo dietro le quinte, secondo il celebrato schema dei poteri forti. Resta da vedere se il Messia accetterà di percorrere le strade e i sentieri aperti e spianati da questo Battista.

3 commenti:

  1. Sarà dura Flavia, in fondo ha di fronte degli avversari temibili:
    i fantastici 5 http://ilmanigoldo.blogspot.it/2012/11/supercazzola-con-scappellamento-sinistra.html
    e le 4 moschettiere http://ilmanigoldo.blogspot.it/2012/11/forza-gnocca-four-musketeers.html

    alla fine ne resterà soltanto uno! :-)

    p.s. bentornata a scrivere su questo blog Flavia! penso di interpretare il pensiero comune (del blog) se dico che si era tutti un pò gelosi di condividerti con l'huffingtonpost.. ;-)


    saluti

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    1. Ciao,
      sto cercando di scrivere un po' qui e un po' lì. Grazie per le segnalazioni e per il tuo incoraggiamento.
      A presto,
      Flavia

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  2. Un bell'esercizio di retorica datata e, a mio avviso, poco efficace. Il tempo delle metafore calcistiche è finito da un pezzo.Anzi è proprio finito il tempo delle metafore. Viviamo in un tempo in cui la gente ha drammaticamente bisogno di risposte reali rispetto alle esigenze e alle problematiche quotidiane di una società in crisi (economica, culturale, sociale etc etc...). Con questo linguaggio e questi contenuti dubito che il problema sarà il Monti-Messia (anche perchè quest'ultimo non è scemo). Piuttosto il problema sarà racimolare qualche voto all'interno della palude dei partiti centristi.
    Ciao Flavia

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