domenica 8 dicembre 2013

Violenza, comunismo e discriminazione: la versione di Nelson Mandela

Madiba ci ha lasciato, ma le sue parole sono ancora tra noi. Discorsi Potenti lo ricorda con l’allocuzione del processo di Rivonia, tenuta il 20 aprile 1964.
Mandela è in carcere e, insieme al gruppo dirigente dell’African National Congress, viene accusato di sovversione e terrorismo. Si difende con un discorso della durata di quattro ore.
Sono tre i temi chiave dell’allocuzione: le motivazioni che hanno portato l’African National Congress a ricorrere alla violenza nella lotta contro l’Apartheid, il rifiuto dell’accusa di comunismo, la condanna alla discriminazione nei confronti della popolazione nera del Sudafrica.
Mandela conduce con pacatezza il ragionamento.
Il primo tema è certamente il più spinoso per un leader politico che intende essere anche una guida morale del suo Paese. Il ricorso alla violenza come forma di lotta viene supportata da un’argomentazione che intende condurre chi ascolta a considerare il sabotaggio e la guerriglia mali minori per evitare il terrorismo.
“Noi dell’ANC [African National Congress] abbiamo sempre sostenuto l’idea di una democrazia non razziale e ci siamo astenuti da qualsiasi azione che potesse creare tra le nostre razze una distanza ancor più grande di quella già esistente. […] Quando alcuni di noi discussero la questione nel maggio e nel giugno del 1961, fu impossibile negare che la nostra politica volta al raggiungimento di uno Stato non razziale attraverso la non violenza non avesse portato a niente, e che i nostri sostenitori iniziavano a perdere fiducia in questa linea politica e stavano elaborando allarmanti idee terroristiche.”
“Dopo una lunga e tormentata valutazione della situazione sudafricana, io e alcuni colleghi giungemmo alla conclusione che, poiché la violenza nel Paese era ormai inevitabile, sarebbe stato irrealistico e sbagliato per i leader africani continuare a predicare la pace e la non violenza in un momento in cui il governo rispondeva con la forza alle nostre richieste pacifiche. […] Nel manifesto dell’Umkhonto [ala militare dell’ANC], pubblicato il 16 dicembre 1961, dichiaravamo:
«Nella vita di ogni nazione c’è un momento in cui rimangono soltanto due alternative: sottomettersi o lottare»”

Per il secondo tema, il rifiuto dell’accusa di comunismo, Mandela ricorre a un paragone che lascia poco spazio alla replica.
“Un’altra accusa avanzata dal pubblico ministero è che gli obiettivi e gli scopi dell’ANC fossero gli stessi del Partito Comunista. […] In nessun momento della sua storia l’ANC ha sostenuto la necessità di un cambiamento rivoluzionario nella struttura economica del Paese, né, a quanto ricordi, ha mai condannato la società capitalista. […]
È vero che c’è stata spesso una stretta collaborazione tra ANC e Partito Comunista, ma tale collaborazione è semplicemente la prova di un obiettivo comune, in questo caso l’abolizione della supremazia dei bianchi, e non di una totale comunione di interessi.
Ecco che arriva il paragone.
“La storia mondiale è piena di esempi analoghi. Forse il più eclatante è quello della collaborazione tra Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica nella lotta contro Hitler. Nessuno, eccetto Hitler, avrebbe osato insinuare che tale collaborazione rendesse Churchill o Roosvelt dei comunisti o degli strumenti del comunismo, né che la Gran Bretagna e l’America si stessero adoperando per creare un mondo comunista.”

Il discorso al processo di Rivonia è per Mandela anche un’occasione per sottolineare l’assurdità della discriminazione. Per farlo usa l’espediente retorico dell’esempio.
“Ogni volta che c’è da trasportare o da pulire qualcosa, l’uomo bianco si guarda intorno in cerca di un africano che lo faccia al posto suo, indipendentemente dal fatto che questi sia al suo servizio oppure no. […] I bianchi tendono a considerare gli africani come appartenenti a una specie diversa. Non li vedono come persone che hanno una famiglia, non si rendono conto che provano emozioni, che si innamorano proprio come i bianchi, che desiderano stare con la moglie e i figli proprio come i bianchi, che vogliono guadagnare abbastanza da mantenere adeguatamente la loro famiglia, da nutrire i figli, vestirli e mandarli a scuola.”
I neri di Mandela avevano diritto alla loro “fetta di Sudafrica”. Le sue parole ci ricordano come tutti, anche gli ultimi, abbiamo diritto alla loro fetta di mondo.
http://www.youtube.com/watch?v=-CNewYDzeDg

lunedì 2 dicembre 2013

Grillo e i suoi nemici

Ogni eroe che si rispetti ha bisogno di un nemico. Lo sa bene Berlusconi che ha fatto dei suoi antagonisti i comunisti, prima, la magistratura, poi. Lo sa Renzi che si è scagliato contro i vecchi in politica, nemici da rottamare. Lo sapeva benissimo quel grande comunicatore di Steve Jobs che, quando ha lanciato il Macintosh, ha utilizzato uno spot che faceva apparire il concorrente Ibm intrusivo, omologante e dittatoriale come il Grande Fratello. http://www.youtube.com/watch?v=ipQngtV_8oU

Beppe Grillo del Vaffaday di Genova ha individuato vari nemici: i partiti e la finanza (super classici della sua fegatosa oratoria), i politici, i sindacati, le Regioni e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il quale ha chiesto l’impeachment.

Napolitano è l’antieroe di turno. Quello su cui spostare tutte le antipatie del pubblico.

“Napolitano, uno che si è raddoppiato la carica e nello stesso giorno ha distrutto le intercettazioni con Mancino. Uno così non lo voglio. Rimarrà solo. E la deve tradire da solo, l’Italia.”


Regola numero 1: se vuoi essere eroe trovati un antieroe e dallo in pasto alla piazza.

domenica 1 dicembre 2013

Collaborare per il bene comune, Roma, 3 dicembre 2013

Il 3 dicembre 2013 sono onorata di moderare l'incontro "Collaborare per il bene comune" che riguarda le forme di collaborazione tra profit, non profit e Pubblica Amministrazione.

L'incontro di terrà al Tempio di Adriano a Roma a Piazza Di Pietra, dalle 10 alle 13.

http://www.rm.camcom.it/archivio27_focus_0_238_0_1.html