Tutto è iniziato con un gelato. La conferenza stampa di venerdì
29 agosto, tenuta dal premier Renzi al termine del Consiglio dei Ministri, si è
aperta con un carretto di gelati. Il premier ha deciso di offrire un cono ai
giornalisti per fare dell’ironia sulla copertina del settimanale The Economist
che ritraeva una barchetta di carta che affonda (per la precisione, la
barchetta è realizzata con un euro). A bordo ci sono Matteo Renzi, Angela Merkel, François Hollande e Mario Draghi che, munito di secchio,
tenta disperatamente di buttare fuori l’acqua che riempie l’imbarcazione. Il titolo recita: “The sinking feeling (again)” (30 agosto 2014).
Fin qui, niente
di strano. Si sa che il settimanale britannico ha sempre un tono un po’
arcigno. Peccato che il premier italiano è l’unico, tra i tre leader europei, ad
avere in mano qualcosa: un gelato. Ironia non sottile, resa grossolana dalla
banalità dello stereotipo. il premier sta al gioco e tenta di ribaltare la metonimia: il gelato, simbolo dispregiativo di incoscienza, ritorna
a essere il simbolo dell’eccellenza del made in Italy.
"Ho
letto commenti a mio avviso fuori scala. Con una battuta ho voluto dimostrare
che rispetto ai pregiudizi che l'Italia
suscita dobbiamo dimostrare la realtà: il gelato
artigianale è buono, non ci offendiamo per critiche perché facciamo un lavoro
serio".
Ieri Sergio Marchionne dal
meeting di Rimini, con il suo maglione blu anche ad agosto, sembra non aver apprezzato
l’ironia renziana:
“Non
sopporto più di vedere gente con gelati, barchette e cavolate. Vorrei essere
orgoglioso di sentirmi italiano, poter rispondere all'appello internazionale
dimostrando che siamo bravi, perché lo siamo realmente". Ma le polemiche si sono attenuate ieri
sera con la nomina di Federica Mogherini a lady Pesc, alto rappresentate per la
politica estera europea. “Noi siamo quelle gocce che riescono a
scavare le rocce” ha commentato
Matteo Renzi, facendo riferimento a una delle sue qualità universalmente
riconosciute: la cocciutaggine.
Nelle conferenza stampa di venerdì
ci sono stati altri passaggi degni di nota dal punto di vista della retorica.
Il primo: dal topos della velocità alla gradualità. Il premier ha lanciato un nuovo slogan: “passo dopo
passo”.
Ieri Bassolino ha sottolineato via
Twitter, che lo slogan era stato usato prima da lui. Ma non ha precisato il
verso: avanti o indietro.
Ecco le parole di Renzi in
conferenza stampa:
“Dobbiamo
uscire dall’idea che basti una legge per cambiare il Paese. Non serve una legge
per cambiare un Paese. Per cambiare un Paese servono le persone e serve un
lavoro quotidiano, concreto, sistematico… Ecco perché passo dopo passo sarà il
claim di tutti i mille giorni”.
Una sterzata nella retorica
renziana, sempre orientata al topos della velocità a tutti i costi.
Nasce un nuovo scenario possibile: la gradualità. Chi va piano va sano e
lontano?
Il secondo: lo scenario fosco. Ai detrattori della politica
degli 80 euro il premier risponde presentando lo scenario fosco delle economie
che hanno puntato sulla riduzione dei salari. Una strategia argomentativa
classica ed efficace.
”Ho letto commenti secondo cui gli 80
euro non sono serviti a niente e vorrei dire che […] c'è proprio un disegno
direi ideale, ideologico e culturale dietro gli 80 euro. C'è una parte del
mondo economico che dice che dovremmo ridurre il salario dei lavoratori. Lo
dicono autorevoli editorialisti, lo dicono autorevoli economisti. Ecco che
nasce il modello della Spagna, poi domani del Nord Africa, poi domani
dell’India, poi del Vietnam. […] Ma non è riducendo il salario del lavoratore
che l'Italia uscirà dalla situazione di crisi”.
Il terzo: la preterizione sull’Europa. La preterizione è la figura del non dire
che dice. La si ritrova nel linguaggio di tutti i giorni con la premessa
bugiarda “meglio non parlare di…”. La premessa
è bugiarda perché poi se ne parla eccome. La preterizione di Renzi riguarda il
codice sugli appalti: Renzi dice “non mi permetterei mai di dire”, ma si permette alla grande.
“Ci
devono essere le stesse regole in Italia come in Europa. L’Italia ha il vezzo,
non mi permetterei mai di dire vizio, di irrobustire, che è un modo carino, a
mio giudizio di peggiorare, la normativa europea complicandola, inserendo
elementi di difficoltà. Il codice degli appalti […] ha come principio che ciò
che viene consentito dall’Europa è ciò che deve essere fatto in Italia. È un
meccanismo in cui stavolta l’Europa ci aiuta, non ci penalizza. Siamo noi che
abbiamo inserito troppe norme. E, nell’inserire troppe norme, abbiamo creato un
danno economico e anche una mancanza di chiarezza. Perdonatemi ma trovo questa
norma rivoluzionaria”
Il quarto: l’esempio. È una classico della didattica antica, medioevale e rinascimentale ed è
una forma di argomentazione retorica. Gli esempi possono essere reali o
inventati. Matteo Renzi si serve di un esempio per affrontare il tema
delle intercettazioni. Con maestria oratoria, coinvolge un membro della stampa
presente in sala.
“Se
io prendo una tangente è giusto che io sia intercettato ma che il contenuto
della mia intercettazione sia a disposizione dell’opinione pubblica, se però,
nel prendere una tangente che mi dà Fabio Martini de La Stampa, si scopre che
tra me e lui c’è del tenero (chiedo scusa a Fabio Martini perché è chiaramente
diffamatorio nei suoi confronti), è evidente che questo elemento non può essere
oggetto di discussione”.
Il quinto: ode al power point. Anche in questa occasione il premier si
serve delle slide per accompagnare il suo discorso. Ogni concetto viene
contraddistinto con un codice colore.
Dai gelati al power point.
Berlusconi si mangia le mani. Da uno a dieci, quanto vorrebbe essere Matteo
Renzi (rogne comprese)? Undici.
Guarda il video della conferenza
stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, al termine del
consiglio dei Ministri n.27: qui.
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