venerdì 15 febbraio 2013

#sanctusremus Roberto Baggio, foolish, hungry

Ieri sera a Sanremo Baggio ha dedicato una lettera ai giovani. Un campione imbarazzato, chino sul foglio, talvolta impacciato. Ma ricordiamo che Cicerone ammoniva gli oratori che non si sentivano intimiditi al momento dell’esordio del loro discorso, perché l’arte del dire era diventata per loro una fredda routine. Non è stato così per Roberto Baggio che, malgrado l’emozione, è riuscito a comunicare affetto e sincerità.

L’incipit del discorso è un’excusatio associata a una captatio benevolentiae:
“So che i giovani non amano i consigli. Anch’io ero così.”

L’espediente narrativo utilizzato è quello delle parole. Cinque parole per cinque insegnamenti sulla vita:
“Vorrei invitare i giovani a riflettere su alcune parole. La prima è passione. […] guardatevi dentro e la troverete.

Baggio inserisce la narrazione di un’esperienza personale, di un suo vissuto familare. Un Erlebnis:
“La seconda è gioia . […] Ricordo la gioia del volto stanco di mio padre e del sorriso di mia madre nel metterci, la sera, tutti e dieci intorno a una tavola apparecchiata.”

La terza parola introduce una verità rassicurante ma, allo stesso tempo, un invito al fare: sbagliare è normale, inutile piangersi addosso:
“La terza è coraggio. È fondamentale essere coraggiosi e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi e sbagliare è semplicemente una cosa naturale. È necessario non farsi sconfiggere. La cosa più importante è sentirsi soddisfatti, sapere di aver dato tutto, di avere fatto del proprio meglio, a modo vostro e secondo le vostre capacità.”

Con “successo”, la quarta parola, Baggio sdogana un termine che, nella società attuale, ha assunto un’accezione negativa perché spesso legata ai concetti di affermazione della propria vanità e di scorciatoia per ottenerlo. Baggio ci ricorda che inseguire il “successo” può semplicemente significare avere legittime ambizioni. Sacrosante ambizioni:
“La quarta è successo. Se seguite gioia e passione, allora si può anche parlare di successo, di questa parola che sembra essere rimasta l’unico valore nella nostra società. Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita quello che si è, nel modo migliore.”

Ancora una narrazione personale, un Erlebnis, insieme a un paradosso, il sacrificio “non è una brutta parola”:
“La quinta parola è “sacrificio”. Ho subìto da giovane incidenti alle ginocchia che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera. Sono riuscito a convivere con quei dolori grazie al sacrificio che, vi assicuro, non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita. La porta per capirne il significato […]. Non credete a ciò che arriva senza sacrificio, non fidatevi […]. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli.”

Non male la versione made in Italy di “Stay Folish, Stay Hungy di Jobs.

4 commenti:

  1. È sempre un piacere passare da qui



    Saluti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. Hai visto? Ti ho risposto sulla religione.

      Elimina
    2. Sì, in realtà se ho capito bene è un po' come pensavo, seppur grandi testi di 'civiltà' (i vangeli) non vengono esattamente rispettati da coloro che ne sono i destinatari designati però (i cattolici osservanti e non).. fermo restando il loro "messaggio di civiltà". Trovo il tuo caso poi un po' singolare, ossia pur avendo una conoscenza approfondita di questi testi, e pur essendo, per tua ammissione, una loro 'sostenitrice', hai scelto una strada alternativa per 'sposarli' ("sono una praticante, non mi sono sposata in chiesa, non mando i miei figli a catechismo").
      Spero di aver esposto con sufficiente chiarezza il mio pensiero corro il rischio di andare off topic.:-)
      Grazie ancora per la tua disponibilità.


      Saluti.

      Elimina
    3. Ciao, una precisazione. Intendevo scrivere che non sono una praticante. Un caro saluto, Flavia

      Elimina