Nella lingua esiste una coppia di fatto: Consulenza e Oro. Di solito si riferisce alle consulenze della pubblica amministrazione che vengono viste con sospetto, diffidenza, talvolta anche con disprezzo. Gli articoli di giornale tuonano: 10 mila euro a Tizio; 20 mila euro a Caio.
Forse non tutti sanno che 10 mila euro per un consulente si riducono, di fatto, alla metà. Sì, perché il consulente deve pagarsi la pensione, accantonare per eventuali malattie e, se è donna, per la maternità, pagare le tasse.
Scrivo questo post perché faccio parte della categoria dei consulenti: per il settore pubblico e per il privato. Vi assicuro che non siamo una manica di nullafacenti e di raccomandati. Ce ne sono, certo. Ma non siamo tutti così. Siamo invece persone che se non si aggiornano in continuazione se ne vanno a casa e che cercano di non dire mai “no” (per lo stesso motivo citato sopra). Siamo persone, infine, il cui compenso è pubblico, perché il valore economico dei nostri contratti è online. Mentre quello dei dipendenti non lo è. Mi chiedo perché.
Lo dico a Daniele Autieri che esce oggi con un libro dedicato a questo tema e che si intitola Il saccheggio (Castelvecchi): “Daniele, scoppiamo la coppia Consulenza-Oro!”.
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