lunedì 9 gennaio 2012

Monty style: dallo story telling all’economy telling

Per quanto tempo lo storytelling, la narrazione finalizzata a coinvolgere l’uditorio, è stata indicata come unica arma di comunicazione vincente, a scapito di altre forme di argomentazione? Troppo.

Monti, con il suo stile, dimostra che le vie dell’argomentazione sono infinite e che non esiste la formula buona per tutte le stagioni.

Il neo premier, al contrario di quanto predicano guru o presunti guru della comunicazione, non affabula. Si limita a illustrare le ragioni delle scelte del suo governo. A volte riesce a farlo in modo semplice, a volte invece le spiegazioni sono un po’ ostiche per i più, ma l’uditorio apprezza comunque la competenza e il fatto stesso di essere trattato da pari a pari.

Monti puntualizza. Ci tiene a chiamare le cose con il loro nome. Chi evade le tasse è un ladro. Non è il Governo a mettere le mani nelle tasche degli italiani attraverso la tassazione – come sosteneva Berlusconi – ma sono gli evasori a farlo:

«Sono loro a mettere le mani nelle tasche di chi fa sacrifici».

Ieri sera, a CheTempoCheFa, ha dimostrato anche che non bisogna sempre (e solo) parlare terra terra per farsi capire e per coinvolgere i propri interlocutori. Ha utilizzato un linguaggio sofisticato, mettendo in campo parole come «dissipare», «manicheo» («nelle cose economiche non si può essere manichei»), «cogente», «durevole» («veri e durevoli posti di lavoro»).

È riuscito anche a sfatare il mito del politico che deve sempre avere risposte per tutto e, di conseguenza, è costretto a ricorrere agli slogan per colmare la carenza di soluzioni precostituite:

«Sarò un po’ evasivo […] le politiche vere meritano riflessioni che durano più di qualche secondo.»

Certo non essere stato costretto a promettere mari e monti per essere eletto è un grande vantaggio, come pure è un vantaggio essere stato presentato agli italiani come salvatore della patria. Ma sicuramente gli italiani erano stanchi della bonomia pubblicitaria che porta a dire che i ristoranti sono pieni quando il Paese è in crisi; della semplificazione estrema delle faccine di Brunetta e di essere tallonati dalle ricerche di mercato.

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