La fiction “La forza di un sogno” ha portato alla luce un
personaggio chiave della storia dell’impresa italiana.
È naturale chiedersi come parlava Olivetti, qual
era la sua cifra
oratoria. Nelle raccolta di discorsi pubblicata da Edizioni di comunità appare uno stile
ricco di riferimenti religiosi. Adriano era ebreo da parte di padre, ma si era
convertito al cattolicesimo nel 1949.
È raro, anzi rarissimo, trovare un linguaggio religioso
in azienda. Olivetti, fa eccezione: il suo dire era originale come il suo stile
imprenditoriale. Adriano era convinto che l’uomo possedesse una “fiamma divina”:
“Il tentativo sociale della fabbrica
di Ivrea […], risponde a una semplice idea: creare un’impresa di tipo nuovo al
di là del socialismo e del capitalismo giacché i tempi avvertono che nelle
forme estreme in cui i due termini della questione sociale sono posti, l’uno
contro l’altro, non riescono a risolvere i problemi dell’uomo e della società
moderna. […] La nostra Società crede
perciò nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede
nei valori della cultura, crede,
infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese
ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede
soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma
divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto.”
E l’anafora, la ripetizione di
“crede”, rende il discorso preghiera.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. […]
Credo nello Spirito santo…
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