venerdì 8 novembre 2013

Il “credo” dell’oratore Olivetti

La fiction “La forza di un sogno” ha portato alla luce un personaggio chiave della storia dell’impresa italiana.

È naturale chiedersi come parlava Olivetti, qual era la sua cifra oratoria. Nelle raccolta di discorsi pubblicata da Edizioni di comunità appare uno stile ricco di riferimenti religiosi. Adriano era ebreo da parte di padre, ma si era convertito al cattolicesimo nel 1949.

È raro, anzi rarissimo, trovare un linguaggio religioso in azienda. Olivetti, fa eccezione: il suo dire era originale come il suo stile imprenditoriale. Adriano era convinto che l’uomo possedesse una “fiamma divina”:

“Il tentativo sociale della fabbrica di Ivrea […], risponde a una semplice idea: creare un’impresa di tipo nuovo al di là del socialismo e del capitalismo giacché i tempi avvertono che nelle forme estreme in cui i due termini della questione sociale sono posti, l’uno contro l’altro, non riescono a risolvere i problemi dell’uomo e della società moderna. […] La nostra Società crede perciò nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto.”

E l’anafora, la ripetizione di “crede”, rende il discorso preghiera.

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. […]

Credo nello Spirito santo…

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