L’anniversario della caduta del muro di Berlino riporta alla memoria le parole del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan che nel 1987, in occasione della sua seconda visita a Berlino, lancia una sfida a Michail Gorbačëv: gli chiede ti abbattere quel muro che dal 1961 divide barbaramente la città.
Nel suo
discorso, Reagan si rivolge in tedesco agli abitanti di Berlino Est. L’uso
della lingua dei destinatari è una captatio benevolentiae.
“Ma vorrei dire una
parola particolare agli abitanti di Berlino Est in ascolto: anche se non posso
essere in vostra compagnia, il mio discorso si rivolge tanto a voi quanto a chi
si trova davanti a me, dal momento che condivido con voi e con i vostri
concittadini di Berlino Ovest la salda e inalterabile convinzione che Es gibt nur ein Berlin (C’è soltanto una
Berlino).”
Reagan
definisce il muro di Berlino con una metafora: uno “sfregio”.
“Ebbene oggi io dico:
finché questa porta resterà chiusa, finché si terrà in piedi questo sfregio di
muro, non sarà soltanto la questione tedesca a restare aperta, ma la questione
della libertà di tutto il genere umano.”
Poi, la
sfida diretta a Gorbačëv, che prende la forma di un’invocazione:
“Segretario Generale Gorbačëv,
se cerca la pace, se cerca la prosperità per l’Unione Sovietica e l’Europa
Orientale, se cerca la liberalizzazione, venga qui davanti a questa porta. Segretario
Generale Gorbačëv, apra questa porta. Signor Gorbačëv… Signor Gorbačëv, abbatta
questo muro.”
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