La vicenda delle elezioni amministrative di Milano è interessante non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista linguistico.
Ieri la star emergente del centro-sinistra Giuliano Pisapia, che ha superato il sindaco uscente Moratti, ha dichiarato al Tg de La 7:
«Milano può tornare la capitale del lavoro, la capitale dei diritti»
Una frase semplice e, solo apparentemente, innocua. Non lo è perché contiene una presupposizione linguistica, un’informazione o una visione dei fatti che viene data per scontata e acquisita da tutti, anche se così non è. L’obiettivo è fare riferimento in modo implicito – ma non per questo debole – a una Milano che, nella visione della sinistra, è diventata il polo della corruzione e dell’inefficienza, invece di essere la capitale morale del Paese.
Quella semplice frase evoca tutti i “mali” che il centro-sinistra attribuisce all’amministrazione del centro-destra: dalla bunga-bunga city, alla corruzione, al ritardo dell’Expo.
Aspettiamo con ansia il ballottaggio per assiste a ulteriori salti mortali.
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