Gli slogan sono un’arma a doppio taglio. Offrono il favore della riconoscibilità ma rischiano di ingabbiare in un cliché il personaggio cui sono legati. Lo sa bene Matteo Renzi, sfidante alle primarie del Pd, che cerca di non farsi intrappolare dalla felice, ma potenzialmente asfittica, trovata della “rottamazione” (vedi post del 9 novembre 2010).
Ieri sera a Roma - in un Auditorium della Conciliazione strapieno in cui campeggiava un’enorme scritta “Adesso!” - Renzi ha orientato il suo sforzo argomentativo su un concetto: la rottamazione è un punto di partenza, non di arrivo. L’”Adesso!-pensiero” non si riduce alla distruzione del passato ma guarda alla costruzione del futuro.
L’equazione Renzi = rottamatore ha funzionato alla grande, facendo salire il sindaco di Firenze agli onori della politica nazionale. Ma era necessario un passo avanti, una via di uscita per evitare di scivolare nel magma dell’antipolitica.
La via scelta da Matteo è il “futuro”. Un tema che rischia, tuttavia, di essere terribilmente generico se non viene riempito di una progettualità puntuale. Lo sforzo di Renzi, ieri sera, è stato quello di concentrarsi su questa progettualità, fatta di Stati Uniti di Europa, di nuove regole per il merito, di razionalizzazione (non riduzione) della spesa pubblica e così via.
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