martedì 9 ottobre 2012

Nichi Vendola si candida alla primarie, ma parla ai “suoi” non ai Gentili

Nichi Vendola a Ercolano lancia la sua candidatura alle primarie del centro sinistra utilizzando un registro linguistico decisamente aulico. L’impalcatura retorica complessa, il ricorso a figure, i termini ricercati danno al dire vendoliano un’impronta allontanante.
I lettori di questo blog sanno quanto ami la retorica e gli artifici che rendono potente la lingua. Li amo quando vengono usati con grazia, quando si nascondono tra le parole, quando fanno appena capolino. Insomma quando sono al servizio delle idee. Perché quando la tecnica oratoria prevale, i pensieri vengono ingabbiati, invece di volare.
Qualche esempio. Un Vesuvio personificato viene utilizzato per denunciare l’abusivismo edilizio campano:
“Il vulcano, la sua natura che sembra farsi beffe del nostro sapere. Il suo tornare a ogni sputo di fiamma a spiazzare il mondo. E, sotto il suo sguardo, una pullulante nebulosa di città, di agglomerati urbani riversi gli uni sugli altri.”

Una tripla sineddoche sottolinea la progressiva degradazione del concetto di bellezza nella nostra società:
“Quella nozione di bellezza che aveva agitato la tavolozza dei pittori e il pentagramma dei musicisti viene ridotta alle curve delle veline.”

Un epiteto – un aggettivo ornamentale, più che funzionale – viene posto prima del nome in stile risorgimentale:
“La fredda tecnica”

Il crollo della Schola Armaturarum di Pompei viene – giustamente - preso come esempio significativo dell’indifferenza italiana per i propri giacimenti culturali, ma nel dire vengono incastonati termini eccessivamente ricercati, come epifania e innervato.
“Il crollo a Pompei nel novembre 2010 della Schola Armaturarum appare subito come una dolorosa epifania. Rivela certamente l’incuria nella tutela del nostro patrimonio archeologico ma soprattutto comunica al mondo intero gli effetti di quell’analfabetismo di ritorno che ha innervato la nostra classe dirigente [APPLAUSO]. Il bel Paese è diventato progressivamente un vuoto a perdere.”

Non mancano i calembour.
“Come sappiamo, noi sappiamo sempre meno.”

E non manca la banalità da vecchia zia che vuole la televisione di oggi come origine di tutti i mali:
“Lo schermo televisivo, questa è la scena vera dell’egemonia berlusconiana, che soppianta la scuola; l’educazione alla libertà soppiantata dall’educazione al consumo.

Alcuni passaggi sono invece più efficaci, in quanto il rapporto tra tecnica e pensiero trova un equilibrio.
Sulla crisi economica Vendola parla chiaro:
“La verità è che la crisi è crisi solo per una parte della società che la paga due volte. La paga con il dimagrimento dei servizi pubblici, con la riduzione dei redditi e dei diritti, con il blocco degli ascensori sociali, con le giovani generazioni addestrate e condannate alla precarietà. […] La crisi è figlia della perdita di valore sociale del lavoro.”
L’aggettivo “pudica” è ricercato ma ben scelto:
“Vi è una tassazione che colpisce in basso ma che è pudica quando deve colpire in alto.”

Sull’Ilva, Vendola dice, con parole migliori, quello che tanti pensano ma non riescono a esprimere con la stessa chiarezza:
“Si è detto è il conflitto tra lavoro e salute. No, è il conflitto tra l’impresa irresponsabile e il lavoro e la salute insieme”.

il leader di Sel ha letto il suo discorso di 90 minuti, chino su un pacco di fogli. Solo nella parte finale è andato a braccio, dimostrando l’abilità e la sicurezza oratoria che conosciamo e scrollandosi di dosso l’antiquata – e nel suo caso immeritata – immagine del vecchio dirigente di partito.
Nichi Vendola, con questa allocuzione, ha parlato ai “suoi”. A quelli che già lo seguono e apprezzano.
Non ha parlato agli “altri”, a quelli che potrebbero apprezzarlo, conoscendo le sue idee e il suo programma.
Come Paolo di Tarso (San Paolo) dovrebbe parlare ai Gentili, non solo agli ebrei. Altrimenti il suo slogan “Oppure Vendola” ben presto diventerà “Neppure Vendola”. Guarda il video.

4 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=DMUaG8cgorc
    http://www.youtube.com/watch?v=W5nlAdhZyBE

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  2. certe volte le immagini valgono più delle parole

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    1. Quasi sempre. Infatti la retorica, attraverso le "figure", vuole creare immagini attraverso le parole!

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