Andreotti ha lasciato un
suo stile verbale, un suo frasario in puro “andreottese”, che fa rima (baciata) con “politichese”.
Tutte le sue freddure sono
intrise di un pragmatismo spiazzante, credo sia questa la loro forza e, allo
stesso tempo, la loro debolezza. Perché hanno il potere di sminuire, di
riportare tutto ai numeri negativi che sono al di sotto del grado zero del
realismo.
Ecco alcune delle sue
battute suddivise sulle base degli espedienti linguistici utilizzati.
Ritmo
“Meglio
tirare a campare che tirare le cuoia.”
A volte una battuta
funziona perché, con un ritmo azzeccato, fotografa una filosofia di vita e un
modo di intendere la politica.
Paradosso
“Il potere
logora chi non ce l’ha.”
“Non basta
avere ragione. Ci vuole qualcuno disposto a dartela.”
“I miei
amici che facevano sport sono morti da tempo.”
“Ci sono due
tipi di matti. Quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di
risanare le Ferrovie dello Stato.”
Un’apparente contraddizione,
ci fa scoprire qualcosa di nuovo sulla realtà: il potere non è solo una
responsabilità schiacciante ma può essere un afrodisiaco; è saggio chi è capace
di raccogliere consensi, non chi sa più degli altri; quello che tutti pensano
possa essere salutare, come lo sport, fa male; chi si propone grandi progetti è
pazzo.
Ostentata ottusità
“So di
essere di media statura, ma non vedo giganti intorno a me.”
“Aveva
spiccato il senso della famiglia. Infatti ne aveva due e oltre.”
Ci sono battute che si basano
su una ostentata, e falsa, incomprensione di un meccanismo linguistico, come
confondere la statura con il livello morale o l’amore per la famiglia con la
tendenza a farsene più di una.
Fughe semantiche
Quando gli chiesero se era
vero che con Gelli, capo della P2, si telefonavano tutti i giorni rispose:
“Neanche con
mia moglie, da fidanzati, ci sentivamo tutti i giorni.”
Quando gli chiesero come
poteva essere amico di Gorbaciov e di Riina:
“Credo che
Totò Riina sarà inorgoglito dall’equiparazione con Gorbaciov.”
Ti chiedono capra,
rispondi cavoli. È un modo per fuggire a gambe levate da una domanda scomoda
introducendo un nuovo argomento.
Antonomasia
“Nascosto
nell’ombra c’è un Andreotti più Andreotti di me?”
L’autoironia è l’arma del
pragmatico. Andreotti gioca sull’antonomasia che associa il suo nome a tutti i
mali dell’Italia.
Sullo stesso stile gioca
la frase che segue:
“A parte le
guerre puniche mi viene attribuito veramente tutto.”
Infine, l’apoteosi del
pragmatismo:
“A pensare male degli altri si fa peccato. Ma ci s’indovina.”
Bellissima analisi del pensiero andreottiano Flavia! però hai tralasciato un ipse dixit che è la sintesi di un rapporto logoro tra l'istituzione Chiesa e lo Stato laico esemplificato al massimo dallo IOR:
RispondiElimina"Clericalismo: la confusione abituale tra quel che è di Cesare e quel che è di Dio." Detto da un democristiano convinto è un bel dire.
A questo proposito ti segnalo questa vignetta di Stefano Disegni sul Fatto Quotidiano -- http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/29/maquillage/578452/ --
E' sempre un piacere passare di qua.
saluti.