lunedì 18 ottobre 2010

Berlusconi è uomo di spirito e Bruto è uomo d’onore

Fini, Mirabello, 5 settembre 2010
Ancora Fini, ancora Mirabello (5 settembre 2010). C’è ironia nell’aria che diventa vero e proprio sarcasmo. L’ironia è una figura retorica attraverso la quale si dice l’opposto di quello che s’intende. Quando l’ironia diventa tagliente e rancorosa siamo nel campo del sarcasmo. Fini a Mirabello scaglia frecce di sarcasmo al suo ex amico Berlusconi. Lo fa, in particolare, anche in un inciso, come Marco Antonio nel celebre discorso pronunciato in onore di Cesare, assassinato da Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare.
Ecco Fini:


«[…] si va avanti con le nostre idee, con il nostro impegno, con la nostra elaborazione politica. Non ci ritiriamo in convento né erriamo raminghi in attesa del perdono. I gruppi parlamentari non possono essere trattati – Berlusconi è un uomo di spirito e non se la prenderà – come se fossero dei clienti della Standa, che se cambiano il supermercato dove fino a quel momento si sono serviti ottengono poi il premio di fedeltà. I parlamentari che stanno con noi hanno voglia di far politica, di parlare con la gente. Si va avanti con le nostre idee, con le nostre proposte, si va avanti senza farci intimidire da quello che è stato definito il “metodo Boffo”, messo in campo nell’ultimo mese da alcuni giornali che dovrebbero essere il biglietto da visita del cosiddetto partito dell’amore. E se questo è l’andazzo, immaginate se non erano amorevoli cosa poteva succedere.»
Ecco Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare:
[Bruto giustifica di fronte ai romani l’omicidio di Cesare, dicendo che l’imperatore era troppo ambizioso e, di conseguenza, dannoso per Roma] «Il nobile Bruto v'ha detto che Cesare era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cesare ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Bruto e degli altri - ché Bruto è uomo d'onore; così sono tutti, tutti uomini d'onore - io vengo a parlare al funerale di Cesare. Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma Bruto dice che fu ambizioso; e Bruto è uomo d'onore. Molti prigionieri egli ha riportato a Roma, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Cesare? Quando i poveri hanno pianto, Cesare ha lacrimato: l'ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa, eppure Bruto dice ch'egli fu ambizioso, e Bruto è uomo d'onore. Tutti vedeste come al Lupercale tre volte gli presentai una corona di re ch'egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione? Eppure Bruto dice ch'egli fu ambizioso; e, invero, Bruto è uomo d'onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Bruto disse, ma qui io sono per dire ciò che io so. Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi, il mio cuore giace là nella bara con Cesare e debbo tacere sinché non ritorni a me.»
William Shakespeare, Giulio Cesare, 1599.

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