Nichi Vendola, intervistato da Umberto Rosso per La repubblica (21 settembre 2010), commenta il confronto-scontro tra Bersani e Veltroni - attuale ed ex segretario del Pd - per la leadership del partito. Lo fa con una dichiarazione esplicita della propria inferiorità, excusatio propter infirmitatem, che diventa paradosso, una figura retorica che intende rivelare una realtà contraria all’opinione comunemente diffusa (pará = contrario; dóksa = opinione).
L’excusatio di Vendola, ricorre tre volte in poche righe:
«Il centro-sinistra puzza di naftalina, ha bisogno di prendere aria. […] Perciò chiedo scusa ai sofisti e ai sapienti della politica se non mi capiscono: la colpa è senz’altro mia. […] Non sono un grande esperto di politica, come è noto… Sarà per questo che non riesco a capire la natura dello scontro tra Bersani e Veltroni, è preoccupante la disputa tra le persone quando non è chiara la sostanza politica del contendere.
Domanda: Sta dicendo che lo scontro fra segretario ed ex segretario del Pd è tutto personale?
Il riverbero di antiche contese di certo c’è. Ma, ripeto, io non ho strumenti, non capisco.»
Il paradosso è nella dichiarazione di un politico di professione che sostiene di avere problemi nel comprendere la politica. Sarebbe come un idraulico che confessa di non intendersi granché di rubinetti. Chiaramente non è così, nel caso di Vendola (e nemmeno nel caso dell’idraulico, si spera). È evidente, invece, la non sottile ironia.
Tornando alla excusatio propter infirmitatem, ecco un precedente illustre. De Gasperi, alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1946, inizia il suo discorso con un’excusatio:
«Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e sopratutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione.»
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