«Sic transit gloria mundi»: ieri Silvio Berlusconi ha commentato la morte di Gheddafi con una citazione latina.
Più che il desiderio di glorificare il dittatore libico, la scelta della massima ecclesiale sembra dovuta alla volontà di non prendere una posizione precisa su un personaggio che, in un tempo non lontano, è stato assecondato, vezzeggiato, baciato.
Berlusconi si guarda bene dal pronunciare un’affermazione in prima persona (“credo”, “ritengo”, “farò”) e affida il suo commento all’impersonalità della massima eternamente vera, eternamente valida ed esageratamente inutile nel contesto specifico.
(“Oh con quale rapidità passa la gloria del mondo”, De Imitatione Christi; “Il mondo passa con la sua concupiscenza”, Giovanni, Prima lettera, 2.17)
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