«Sono un consigliere di Silvio Berlusconi» e «Ho appena parlato con il capo».
Sono gli incipit delle telefonate di Lavitola, il passepartout per essere ascoltato, per avere voce in capitolo, per fare in modo che gli ordini siano eseguiti.
Semplici frasi che esprimono potere e dettano le regole del dire e dell’agire.
Enunciazioni che preludono a una richiesta-ordine che ha l’obiettivo di creare effetti in chi le ascolta che, con il solo strumento del linguaggio, viene «colpito, influenzato, messo in condizioni di fare o di non fare» (Austin). Benvenuti nel mondo degli atti linguistici.
Ma il meccanismo, ogni tanto, si rompe. Fabrizio Cicchitto rimanda al mittente le sollecitazioni di Lavitola, incrinando l’incantesimo del potere:
«Me ne sbatto il cazzo delle cose del capo».
ME NE SBATTO IL CAZZO è UNA METAFORA?
RispondiEliminail turpiloquio non è una sicuramente una figura retorica ma è una tipologia di linguaggio molto utilizzata dai nostri politici!
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