venerdì 18 febbraio 2011

Sanremo, l’Italia e la retorica che unisce

Serata altamente retorica quella di ieri sera al Festival di Sanremo. E chi conosce questo blog sa che non uso mai il termine in senso negativo. Benigni ha interpretato e illustrato l’inno di Mameli, facendo scoprire passaggi oscuri ai più e dando un anima a una marcetta spesso considerata pomposa e antiquata (testo).

I cantanti si sono esibiti in canzoni della tradizione italiana, con momenti decisamente retorici, come quando Francesco Tricarico e Toto Cutugno hanno cantato L’Italiano con, alle spalle, un coro di nuovi italiani: ragazzi di origine straniera nati nelle diverse città del nostro Paese.

Ancora retorica quando Luca e Paolo hanno letto Gli indifferenti di Antonio Gramsci (La città futura, 1917, testo).

Momenti che hanno lasciato il segno. Perché la retorica – la buona retorica - è anche questo. È quell’istante magico in cui le parole diventano condivisione, emozione, voglia di agire, senso di appartenenza, comune sentire dell’uditorio.

Malgrado le immancabili critiche di Santoro e della Lega, ieri Sanremo ci ha fatto «stringere a coorte» anche se, non per questo, dobbiamo essere «pronti alla morte», ma a una vita insieme, meno litigiosa e più unità.

1 commento:

  1. Consiglio vivamente la lettura del libro "Viva l'Italia" di Aldo Cazzulo. E' piena di buona retorica.

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