È il dubbio che ultimamente affligge i disarmati elettori, soprattutto di fronte ai salti mortali di alcuni politici.
Le recenti azioni e dichiarazioni di Luca Barbareschi avevano fatto pensare ai media e ai cittadini che l’onorevole fosse in procinto di abbandonare Futuro e Libertà per passare nelle fila dei berlusconiani.
Fin qui niente di insolito. È insolita, invece, la rivelazione di ieri: il salto da uno schieramento all’altro sarebbe stato uno scherzo, una boutade per lanciare il film Il trasformista - di cui Barbareschi è regista e protagonista - in programmazione in prima serata su Rai Tre il 7 febbraio.
Interessante operazione di comunicazione, che potremmo definire di marketing virale, che si basa sulla realizzazione di iniziative in grado si creare fenomeni spontanei di passaparola.
Il marketing virale ha funzionato egregiamente, perché l’equazione Barbareschi-salto della quaglia si è diffusa a velocità supersonica. Ma l’operazione è stata un flop in termini di risultati, perché il film ha registrato un misero 2,8% di share.
Al danno mediatico si è aggiunto il danno di autorevolezza: come può essere credibile un personaggio che usa il suo ruolo istituzionale per promuovere un film?
Non è credibile, infatti è forte il sospetto che non si sia trattato di trasformismo simulato ma reale. Questo giustificherebbe l’astensione del deputato nella votazione in Parlamento sul Rubygate e l’incontro ad Arcore della settimana scorsa.
Ritornando al dilemma iniziale sulla politica, vengono in mente tre alternative:
A. c’è
B. ci fa
C. c’è e ci fa o, citando Stefano Benni, «c’è ma non ci fa una gran figura»
Le recenti azioni e dichiarazioni di Luca Barbareschi avevano fatto pensare ai media e ai cittadini che l’onorevole fosse in procinto di abbandonare Futuro e Libertà per passare nelle fila dei berlusconiani.
Fin qui niente di insolito. È insolita, invece, la rivelazione di ieri: il salto da uno schieramento all’altro sarebbe stato uno scherzo, una boutade per lanciare il film Il trasformista - di cui Barbareschi è regista e protagonista - in programmazione in prima serata su Rai Tre il 7 febbraio.
Interessante operazione di comunicazione, che potremmo definire di marketing virale, che si basa sulla realizzazione di iniziative in grado si creare fenomeni spontanei di passaparola.
Il marketing virale ha funzionato egregiamente, perché l’equazione Barbareschi-salto della quaglia si è diffusa a velocità supersonica. Ma l’operazione è stata un flop in termini di risultati, perché il film ha registrato un misero 2,8% di share.
Al danno mediatico si è aggiunto il danno di autorevolezza: come può essere credibile un personaggio che usa il suo ruolo istituzionale per promuovere un film?
Non è credibile, infatti è forte il sospetto che non si sia trattato di trasformismo simulato ma reale. Questo giustificherebbe l’astensione del deputato nella votazione in Parlamento sul Rubygate e l’incontro ad Arcore della settimana scorsa.
Ritornando al dilemma iniziale sulla politica, vengono in mente tre alternative:
A. c’è
B. ci fa
C. c’è e ci fa o, citando Stefano Benni, «c’è ma non ci fa una gran figura»
bene o male purchè se ne parli, forse è solo quello l'obiettivo. Con l'aria che tira magari tra un paio di anni Barbareschi diventa il leader della sinistra.
RispondiEliminaBarbareschi è un personaggio. non una persona.
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