Il premier Monti dalla Corea offre una parata di argomentazioni in favore della riforma del lavoro.
Con un atto linguistico esprime, secondo la classificazione di Searle, un’intenzione commissiva, in quanto si impegna a compiere un’azione nel futuro: dimettersi da premier nel caso in cui partiti e sindacati mettano i bastoni tra le ruote della riforma.
«Se il Paese, attraverso le sue forze sociali, parlamentari e politiche, non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro, non chiederemmo certo di continuare tanto per arrivare a una certa data»
Prosegue con un’allusione:
«Un illustrissimo uomo politico diceva: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. L’obiettivo è più ambizioso della durata: è fare un buon lavoro»
La parola “allusione” viene da lùdere, giocare. Monti gioca con le parole, dice e non dice. Fa riferimento a Giulio Andreotti (“illustrissimo politico”) ma non lo cita esplicitamente. Demolisce e delegittima la discussione politica, giudicandola, ancora una volta implicitamente, “un cattivo lavoro”.
Infine, tanto per gradire, un “après moi le déluge” presupposto:
«[all’estero] c’è qualche apprensione per ciò che potrebbe accadere dopo le elezioni del 2013»
Il diluvio. Dopo di me.
Penso che il punto di forza, tra i tre, sia il secondo ovvero l'allusione. Gli permette di giocare e prendere tempo. Se poi il modello in questione, per questo uso del linguaggio, è Andreotti c'è anche da preoccuparsi
RispondiEliminaCiao Flavia
allego link che non c'entra niente
http://www.youtube.com/watch?v=HJDO_qryd5g
Ciao, grazie per il link. Purtroppo non lo posso sentire perché ho dimenticato le cuffie nell'altra borsa e non ho le casse audio.
RispondiEliminaLo sento più tardi e ti do un cenno.
Flavia