Ieri la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia a che TempoCheFa ci ha offerto un esempio di presupposizione linguistica, commentando i fatti di attualità che hanno coinvolto il premier:
«Dai giornali italiani ed esteri esce un'immagine non positiva del nostro Paese. Ma quando sono all'estero sottolineo sempre che c'è un'altra Italia, un'Italia di tanta gente che va a letto presto, si sveglia presto, lavora seriamente, fa impresa seriamente, donne che si impegnano. C'è un'altra Italia che non appare e che bisogna promuovere».
Il riferimento alle feste di Arcore è chiaro.
La presupposizione linguistica è un’informazione o un'opinione che non viene dichiarata esplicitamente, ma è sottintesa nel discorso. Malgrado l’affermazione non sia esplicita, l’uditorio comprende perfettamente a cosa l’oratore si riferisce.
È una strategia discorsiva che si rivela efficace quando non si vuole, non si può o non si giudica opportuno esprimere un giudizio esplicito, che si rivelerebbe non opportuno, diplomaticamente fuori luogo, aggressivo.
Si dice e non si dice, ma ci si fa capire benissimo: chi vuole intendere, intende. E chi non vuole intendere? Intende lo stesso.
«Dai giornali italiani ed esteri esce un'immagine non positiva del nostro Paese. Ma quando sono all'estero sottolineo sempre che c'è un'altra Italia, un'Italia di tanta gente che va a letto presto, si sveglia presto, lavora seriamente, fa impresa seriamente, donne che si impegnano. C'è un'altra Italia che non appare e che bisogna promuovere».
Il riferimento alle feste di Arcore è chiaro.
La presupposizione linguistica è un’informazione o un'opinione che non viene dichiarata esplicitamente, ma è sottintesa nel discorso. Malgrado l’affermazione non sia esplicita, l’uditorio comprende perfettamente a cosa l’oratore si riferisce.
È una strategia discorsiva che si rivela efficace quando non si vuole, non si può o non si giudica opportuno esprimere un giudizio esplicito, che si rivelerebbe non opportuno, diplomaticamente fuori luogo, aggressivo.
Si dice e non si dice, ma ci si fa capire benissimo: chi vuole intendere, intende. E chi non vuole intendere? Intende lo stesso.
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