lunedì 3 gennaio 2011

Discorso di fine anno di Napolitano 1. I giovani, la ricerca del focus e il linguaggio delle istruzioni


Il discorso del 31 dicembre 2010 del presidente della Repubblica Napolitano ha un focus preciso: i giovani. Quello del 2009 era la crisi finanziaria.

In un testo, il focus è l’argomento che si vuole rimanga impresso, l’aspetto che l’oratore ha scelto di evidenziare.

Nel discorso del 2010 il focus-giovani è anche l’incipit, l’attacco, e il filo conduttore dell’intero testo.

Ecco l’incipit:
«Buonasera e buon anno a tutti voi, italiane e italiani di ogni generazione. Non vi stupirete, credo, se dedico questo messaggio soprattutto ai più giovani tra noi, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un’occupazione, cercano una strada.»

La scelta del focus è la fase più delicata nella stesura di un discorso. La “crisi da foglio bianco”, la difficoltà di incominciare a scrivere un testo, è dovuta, non di rado, al fatto che il redattore non ha le idee chiare su quale debba essere il focus. Spesso ciò accade semplicemente perché non sa quanto sia utile individuarne uno.

Torniamo al focus-giovani. La scelta di questo argomento dà calore a un discorso istituzionale e super partes come quello del Presidente.


In un passaggio Napolitano si rivolge ai ragazzi con un tono che definirei affettuoso e paterno, dando loro istruzioni precise sul comportamento che devono tenere nella manifestazione del proprio dissenso alla riforma dell’Università e nei confronti dello studio:

«A tutti rivolgo ancora la più netta messa in guardia contro ogni cedimento alla tentazione fuorviante e perdente del ricorso alla violenza. In particolare, poi, invito ogni ragazza e ragazzo delle nostre Università a impegnarsi fino in fondo, a compiere ogni sforzo per massimizzare il valore della propria esperienza di studio, e li invito a rendersi protagonisti, con spirito critico e seria capacità propositiva, dell’indispensabile rinnovamento dell’istituzione Università e del suo concreto modo di funzionare».

Barack Obama - con il suo esplicito stile americano - è un maestro nel dare istruzioni, nell’arte del dire con chiarezza cosa sia opportuno fare e non fare. Ecco un interessante esempio dell’8 settembre 2009, anche questo rivolto al mondo dei giovani:


«Ora, io ho fatto un sacco di discorsi sull’istruzione. E ho molto parlato di responsabilità. Della responsabilità degli insegnanti che devono motivarvi all’apprendimento e ispirarvi. Della responsabilità dei genitori che devono tenervi sulla giusta via e farvi fare i compiti e non lasciarvi passare la giornata davanti alla tv. Ho parlato della responsabilità del governo che deve fissare standard adeguati, dare sostegno agli insegnanti e togliere di mezzo le scuole che non funzionano, dove i ragazzi non hanno le opportunità che meritano. Ma alla fine noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire.

Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione. Parto da quella che avete nei confronti di voi stessi. Ognuno di voi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire».

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