Oggi, in serata, Berlusconi ha inviato un video messaggio ai media, in cui una figura retorica mi ha colpito tra le altre: l’anafora, la ripetizione della stessa parola o di un insieme di parole all’inizio di frasi che si susseguono.
«Non è un paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni.
Non è un paese libero quello in cui alcuni magistrati conducono delle battaglie politiche usando illegittimamente i propri poteri contro chi è stato democraticamente chiamato a ricoprire cariche pubbliche.
Non è un paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commetter ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai, mai doverne rendere conto».
L’anafora viene generalmente impiegata per attribuire gravità liturgica alle argomentazioni, agli insegnamenti, agli avvertimenti.
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