lunedì 3 gennaio 2011

Discorso di fine anno di Napolitano 2. Un linguaggio ufficiale con squarci di attualizzazione


Alcuni aspetti del discorso di fine anno di Napolitano sono volutamente solenni e senza tempo. Ne sono una prova gli aggettivi posti prima del nome:

«cieche trame terroristiche», «luminosi principi», «complessivo bilancio».

Ma anche parole desuete come «travaglio» per intendere «disagio»:

«Sentire l’Italia, volerla più unita e migliore, significa anche questo, sentire come proprio il travaglio di ogni sua parte, come il travaglio di ogni sua generazione, dalle più anziane alle più giovani».

Nel discorso non mancano, però, elementi di attualizzazione, come quando il presidente snocciola i dati sulla disoccupazione giovanile:

«il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 anni e i 24 - ecco di nuovo il discorso sui giovani, nel suo aspetto più drammatico - ha raggiunto il 24,7 per cento nel paese, il 35,2 nel Mezzogiorno e ancor più tra le giovani donne».

Questo passaggio apre un'ulteriore finestra sulle emergenze dell’oggi, il cui punto culminante è una parola con un alto valore espressivo: «assillo».

«Sono dati che debbono diventare l'assillo comune della Nazione. Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia: ed è in scacco la democrazia».

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