Le premiazioni sono sempre state la mia passione. Gli atleti sul podio che ti fanno sentire fiera dell’inno nazionale; la pioggia di coriandoli rettangolari di San Remo (ma dove li trovano quei coriandoli?); le Miss Italia che piangono rimanendo bellissime, quando tutte noi veniamo trasformate dai singhiozzi in una maschera della tragedia greca.
La notte degli Oscar ci offre la premiazione delle premiazioni, la premiazione per antonomasia. E ogni premiato deve fare il suo discorsetto.
Meryl Streep, ormai alla sua terza statuetta, è sempre divertente. Oratrice navigata, ha usato l’incipit della captatio benevolentiae, un espediente linguistico super classico, efficace per creare un clima di favore da parte dell’uditorio.
«Quando hanno pronunciato il mio nome è come se avessi sentito mezza America dire: “Oh no, ancora lei!». Poi ha guardato il pubblico con un sorrisetto complice e ha detto: «Comunque».
C’è tanto in quel «comunque» (“anyway”). Comunque lo hanno dato a me, è andata così, rassegnatevi, gente. Poi, però, si sente di rassicurare gli eventuali malevoli: «Non sarò quassù di nuovo». Quindi “scialla” e fatemela godere. Video
Nessun commento:
Posta un commento