lunedì 28 novembre 2011

Angelino Alfano e il pluridecorato topos del buon padre di famiglia

Ieri sera l’ex ministro Angelino Alfano è stato intervistato da Fazio a CheTempocheFa, dove ha dato un’impressione generale di pacatezza e ragionevolezza.

È stato abile a smarcarsi da Berlusconi, evitando di cadere nella trappola dell’Italia che finisce nelle mani dei comunisti: il percorso asfittico nel quale voleva trascinarlo Fabio Fazio.

Pensavamo fosse un’argomentazione defunta, stecchita, ma non lo è affatto. Proprio ieri Berlusconi, nella sua prima uscita pubblica dopo le dimissioni, ha promesso di raddoppiare il suo impegno per scongiurare il comunismo e lo «Stato di polizia tributaria» voluto da chi vorrebbe tracciare i pagamenti con importi superiori ai trecento euro.

Ma torniamo ad Alfano. Alla domanda di Fazio sulla negazione della crisi da parte del Governo Berlusconi, l’ex ministro ha tirato fuori un altro ever green: il topos del buon padre di famiglia. In sintesi, l’adagio è questo: il buon padre di famiglia ha il dovere di dare coraggio ai suoi figli e di comunicare fiducia nel futuro, anche se la situazione è obiettivamente difficile.

Non ci sono dubbi sul fatto che l’ottimismo sia uno strumento fondamentale, senza il quale non è possibile portare avanti alcun progetto (se non si è ottimisti non si va nemmeno a comprare il latte sotto casa!). Tuttavia bisogna evitare due rischi: il paternalismo deleterio della negazione totale della realtà e il manierismo urticante di chi sorride in un campo di macerie.

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